Dopo alcuni fatti di cronaca che hanno coinvolto uno dei più grandi accampamenti di Torino
Era uno dei punti salienti del programma del M5s alle amministrative del 2016
La ruspa non serve. In tema di campi rom, il sindaco M5s di Torino, Chiara Appendino, ha metodi più diplomatici e meno sbrigativi di quelli di Matteo Salvini. Due gravi episodi di cronaca, però, hanno convinto la giunta grillina a mettere in pratica uno dei punti salienti del programma elettorale del 2016: chiudere gli accampamenti dei nomadi.
La richiesta sarà inoltrata oggi al prefetto del capoluogo piemontese, Renato Saccone, che ha convocato un tavolo per la sicurezza con le istituzioni cittadine.
Al centro del dibattito, in particolare, c’è l’insediamento di via Germagnano, uno dei più grandi della città. La scorsa settimana, nel giro di tre giorni, alcune pietre scagliate dal campo rom hanno ferito una guardia giurata e un operaio di Amiat, la società che si occupa dei rifiuti. «Prima o poi ci scappa il morto», ha denunciato il dirigente della Cisl, Tiziano Scarcello. Allarme sottoscritto anche dal gruppo consiliare del M5s. «Dopo l’ennesimo episodio di lancio di oggetti da parte di ignoti ai mezzi Amiat e ad altri mezzi, il gruppo esprime preoccupazione per la situazione in via Germagnano. Una situazione spesso ignorata, cui mai s’è cercata una soluzione definitiva».
Appendino, sin dalla campagna elettorale, ha sempre parlato di «superamento» dei campi rom e mai di abbattimento. Il sindaco, a misure drastiche, preferisce le buone maniere. Gli ultimi episodi di violenza, uniti all’esasperazione dei residenti di via Germagnano, hanno però convinto l’amministrazione ad agire. «Non esistono soluzioni semplici e immediate a problemi complessi», ha spiegato l’assessore all’ambiente di Torino, Alberto Unia. «A differenza di chi, oggi, cerca la polemica strumentale dopo aver fatto finta di niente per anni, sottovalutando il problema, questa amministrazione ha dimostrato coi fatti di voler superare i campi rom nell’interesse del quartiere, dei cittadini e di tutto il territorio».
«Ho iniziato a occuparmi del problema dei campi rom come cittadino, perché questa non è una battaglia di partito, ma di civiltà», ha proseguito Unia prima di attaccare le opposizioni. «Chi è stato per anni nelle istituzioni senza aver mai concluso nulla dovrebbe avere la decenza di riflettere prima di giudicare il lavoro che questa amministrazione sta facendo e che darà i risultati solo se potrà contare sull’aiuto dello Stato». Lo scorso giugno, Appendino aveva confermato di lavorare a un progetto «per il superamento del campo». In luglio, come primo provvedimento, la giunta torinese aveva presentato la bozza di un nuovo regolamento per le baraccopoli. Niente più sigilli, ma un canone annuo di 600 euro e obblighi da rispettare. Pena: l’espulsione.
Oltre ai fatti di cronaca, nell’insediamento di via Germagnano vengono bruciati rifiuti che producono fumi tossici percepiti in tutta la zona. Una serie di criticità che hanno spinto il M5s a ribadire la necessità di chiudere gli accampamenti dei nomadi.
A cominciare da via Germagnano. «Al tavolo di sicurezza convocato dal prefetto», ha detto a Repubblica Torino l’assessore alla Sicurezza, Roberto Finardi, «ribadiremo la volontà politica di questa amministrazione di superare i campi rom».
Gaetano Costa, ItaliaOggi