Rapporto congiunto mercato Lavoro, crescita privato, giù P.A
Dall’analisi dei flussi dei rapporti di lavoro alle dipendenze risulta che dal 2013 al 2016 sono stati attivati 40,68 milioni di rapporti di lavoro mentre ne sono cessati 39,15 milioni con un saldo di 916 mila posizioni in più nei quattro anni. Lo si legge nel Rapporto sul mercato del Lavoro messo a punto da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal. Negli ultimi due anni – si legge – “la ripresa accelera e il mercato del lavoro recupera, in buona parte, i livelli occupazionali precedenti la crisi“. La ripresa economica ha “una elevata intensità occupazionale”. La ripresa dell’occupazione “è rilevante per il lavoro dipendente e nel settore privato dell’economia mentre continua il declino del lavoro indipendente e della amministrazione pubblica” con una riduzione di 220 mila unità di lavoro fra il 2008 e 2016 “a causa del lungo blocco del turnover“. Nel 2016 il tasso di occupazione per i 15-34enni si è attestato al 39,9% ed è diminuito di 10,4 punti rispetto al 2008, a fronte di un aumento di 16 punti per i 55-64enni (salito al 50,3%). “Negli ultimi due anni” tuttavia la condizione dei giovani “mostra segnali di miglioramento”: dopo otto anni di calo, il tasso di occupazione dei 15-34enni torna a crescere nel 2015 e soprattutto nel 2016 (+0,1 e +0,7 punti).
I lavoratori coinvolti in rapporti di lavoro di breve durata risultano poco meno di 4 milioni nel 2016, in forte crescita dai 3 milioni del 2012: si va dai contratti a termine fino a tre mesi (quasi 1,8 milioni nel 2016) alle collaborazioni ed ai voucher (anche questi ultimi, poi aboliti, quasi 1,8 milioni lo scorso anno). Parallelamente sono aumentati i committenti di lavori brevi, che dal 2015 superano il milione. Il valore economico dei rapporti di lavoro brevi, misurato sulla base delle retribuzioni lorde, indica inoltre il rapporto, era dell’ordine dei 9,7 miliardi nel 2012, saliti a 12 miliardi nel 2016. I percorsi di transizione verso forme strutturate di lavoro dipendente hanno riguardato il 44% dei lavoratori nel 2016 non più impegnati in questo tipo di rapporti, viene sottolineato.
Ansa