La Commissione Ue segue con attenzione l’evoluzione del Bitcoin-mania e ragiona sugli strumenti per governare l’ascesa della criptovaluta: dalla creazione di un’infrastruttura europea della blockchain al rafforzamento della direttiva sull’antiriciclaggio, includendo gli scambi in valute virtuali.
Il 2018 potrebbe essere l’anno chiave: su questo percorso il primo appuntamento sarà il 19 gennaio quando scadrà il bando da 250mila euro per commissionare uno studio di fattibilità per un’infrastruttura europea e il perimetro dei servizi annessi.
A Bruxelles non si nasconde una certa preoccupazione per la parabola della criptovaluta altamente speculativa: le perplessità sono legate al fatto che non si tratta realmente di una valuta, il cui valore si riflette in un’attività economica di base o in una politica monetaria. Altra criticità del bitcoin è rappresentata dal fatto che non viene garantito da alcun paese, né emesso da una banca centrale, ma è condizionato dalla domanda e dall’offerta e dunque è soggetto a una forte volatilità. “Non c’è modo di prevedere se il valore aumenterà o diminuirà in modo significativo“, dice all’Adnkronos una fonte Ue.
Ma in cima alle preoccupazioni delle istituzioni Ue c’è il rischio di un uso delle valute virtuali per scopi illeciti. Non a caso, il Bitcoin, estraneo a qualunque regolamentazione o controllo, in passato era considerato la moneta dei traffici di droga e armi del deep web. E’ per questo motivo che la Commissione ha proposto di includere gli scambi in criptovalute e i detentori di tali portafogli tra le entità soggette agli obblighi della direttiva sull’antiriciclaggio.
“Richiedere a tali entità di identificare i propri clienti è un contributo importante per evitare che l’uso dell’anonimato sia uno strumento per scopi illeciti”, concludono le fonti, sottolineando che per la Commissione la sicurezza è un obiettivo costante e che gli sforzi per preservare la sicurezza devono andare di pari passo con gli sviluppi tecnologici.
Adnkronos