Napoli recupera 3,5 milioni rispetto all’ipotesi iniziale elaborata a legislazione vigente, ma ne perde quasi 14 nel confronto con il 2017. Roma, invece, è doppiamente penalizzata: nel 2018, infatti, riceverà 6 milioni in meno dell’anno in corso, mentre senza i correttivi dell’ultimo minuto avrebbe potuto riceverne circa 3,5 in più.
Anche quest’anno, il riparto del fondo di solidarietà comunale, i cui esiti sono stati diffusi ieri dal ministero dell’interno sul portale della finanza locale, innescano un complesso gioco di specchi fra chi ci guadagna e chi ci perde su cui, come sempre, i sindaci avranno molto da discutere.
Sul piatto c’erano i circa 6,2 miliardi alimentati in via orizzontale mediante una quota dell’Imu trattenuta dall’Agenzia delle entrate e destinati ai municipi delle 15 regioni a statuto ordinario, nonché di Sicilia e Sardegna (i territori a statuto speciale del Nord sono esclusi da questo meccanismo).
Il fondo è suddiviso in due quote: la prima serve a compensare i mancati gettiti Imu e Tasi derivanti dalle detassazioni introdotte dalla legge di stabilità 2016, mentre la seconda viene distribuita seconda una logica di «perequazione». Mentre nelle isole, quest’ultima guarda solo alla spesa storica, nelle altre regioni viene attribuito un peso ogni anno crescente alla componente «federalista» basata sul differenziale fra capacità fiscali e fabbisogni standard.
E proprio su tale aspetto si è concentrata la trattativa fra il governo e l’Anci, che ha trovato una soluzione di compromesso nella conferenza stato-città e autonomie locali di giovedì scorso: mentre in base alla legislazione vigente, tale parametro avrebbe dovuto valere per il 55% della quota perequativa, l’intesa ha abbassato tale percentuale al 45% (salirà al 60% nel 2019, all’85% nel 2020 ed al 100% nel 2021).
A seguito di tale correttivo (che è già stata recepito in un emendamento alla manovra tuttora in corso di approvazione, il che spiega perché i numeri diffusi dal Viminale siano ancora provvisori), sono state parzialmente riviste le assegnazioni contenute nella proposta iniziale dell’esecutivo (anticipata da ItaliaOggi del 18/11/2017), aggiungendo un nuovo metro di valutazione per stabilire chi siano i vincitori e chi gli sconfitti, oltre a quello più tradizionale del confronto con l’anno precedente (in questo caso, il 2017).
La tabella mostra i dati relativi ai capoluoghi di regione, evidenziando un quadro molto variegato. Le amministrazioni con entrambe le differenze negative evidenziate in rosso (quella rispetto alla proposta iniziale e quella rispetto al 2017) sono quelle doppiamente penalizzate. Oltre alla Capitale, è il caso di Milano e di Torino. Napoli (che era la città più penalizzata dall’ipotesi di partenza) vede ridursi la perdita, ma anche le risorse rispetto al precedente riparto, così come Genova, Firenze e Bari, mentre Bologna e Venezia si trovano nella situazione inversa recuperando soldi sul 2017, ma perdendone rispetto al riparto teorico con la perequazione al 55%. Come detto, in questa prospettiva, non sono significativi i confronti per Palermo e Cagliari, visto che per loro conta solo la spesa storica.
Non è difficile scommettere che, ancora una volta, a prevalere nettamente saranno gli scontenti.