Sarebbe emerso un buco nel bilancio di oltre 70 milioni. Nel mirino le operazioni di cessione del marchio e il dimezzamento del capitale sociale
L’atto è siglato dal procuratore capo Francesco Lo Voi e dai sostituti Andrea Fusco e Francesca Dessì. L’istanza è arrivata sul tavolo del presidente della sezione fallimentare del tribunale palermitano Giovanni D’Antoni. Il passo successivo, adesso, sarà fissare la data della prima udienza per capire quale sarà il futuro del Palermo.
Il buco di bilancio della società rosanero sarebbe di oltre 70 milioni di euro. Circa 40 milioni riguarderebbero le operazioni ritenute fittizie di compravendita del marchio, altri 20 l’operazione di dimezzamento del capitale sociale deciso dal Cda della società negli anni scorsi.
È questa quindi quella che nei giorni scorsi fra i corridoi della procura avevano ribattezzato “la decisione”. Un provvedimento conseguente all’indagine iniziata ad aprile sui conti della società rosanero e sulla gestione degli ultimi anni del patron Maurizio Zamparini. I pm già a maggio avevano aperto un fascicolo di “atti civili” per verificare se ci fossero le condizioni per avanzare al tribunale l’istanza di fallimento della società in seguito a esposti e denunce di creditori. Il club complessivamente avrebbe un’esposizione di 120 milioni di euro e la preoccupazione principale sarebbe quella di mantenere solvibile la società.
Per scongiurare il fallimento nei giorni scorsi era stato inserito nel consiglio di amministrazione e poi nominato presidente Giovanni Giammarva, professionista esperto in gestioni di società in crisi e genero di Maria Falcone. La svolta all’indagine è arrivata quando la società di revisione Price Waterhouse Coopers per conto del professionista Alessandro Colasi ha consegnato ai pm e alla Guardia di finanza la relazione su specifiche operazioni finanziarie e sulla sostenibilità dei conti del Palermo.
La relazione è il frutto del lavoro sulle carte portate via dalla Finanza il 7 e il 27 luglio dallo stadio dopo che erano stati iscritti nel registro degli indagati Maurizio Zamparini, il figlio Diego Paolo, il presidente del collegio sindacale del club Anastasio Morosi (che nel frattempo ha lasciato l’incarico), la segretaria di Zamparini Alessandra Bonometti, Domenico Scarfò, Rossano Ruggeri, il presidente e il consigliere delegato di Alyssa, la società riconducibile a Zamparini che ha acquistato la MePal e il marchio rosa, il belga Luc Braun e il lussemburghese Jean Marie Poos.
Sei le ipotesi di reato contestate: appropriazione indebita, riciclaggio, impiego di proventi di provenienza illecita, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e falso in bilancio aggravato dalla transnazionalità.
Francesco Patanè e Valerio Tripi, Repubblica.it