Fu ricoverato per una lombosciatalgia, ma pochi giorni dopo morì in ospedale, probabilmente per uno scambio di persona dovuto a omonimia. I familiari del 76enne Alberto Giacobbi, storico cadorino già presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano hanno chiesto giustizia e ora a processo ci sono 4 medici dell’ospedale di Pieve di Cadore. Venerdì mattina il colpo di scena: in aula è stato sentito il direttore medico dell’allora Usl 1, Raffaele Zanella. «Un medico mi disse che c’era stato uno scambio di prelievi – ha raccontato al giudice – e ho ritenuto di procedere alla segnalazione all’autorità giudiziaria».
Il caso
Giacobbi morì nel pomeriggio del 9 maggio 2014, nel reparto di Medicina dove era stato ricoverato per una dolorosa, ma «comune» lombosciatalgia. Dopo 15 giorni dall’inizio del dolore, il 15 aprile è stato ricoverato. Le sue condizioni si sono gradualmente aggravate, con due embolie e un infarto, fino alla morte, causata probabilmente dalle cure errate, per lo scambio di provette di sangue tra la vittima e un suo omonimo e per il conseguente sbaglio nel dosaggio dei medicinali. Uno scambio di persona costato la vita al paziente.
Il processo
Per quella morte sono finiti a processo per omicidio colposo quattro medici dell’ospedale di Pieve di Cadore: Daniele De Vido, del servizio di Diabetologia 51enne di Venezia, Paolo Nai Fovino, 62enne endocrinologo di Brescia, Federica Vascellari, 61enne di Calalzo, internista, e Roberta Da Re, 53enne reumatologa, di Vittorio Veneto.
I testimoni
Venerdì il giudice ha ascoltato i primi testimoni, per prima la figlia dello storico cadorino. «Mio padre è morto per emorragia cerebrale – ha spiegato la donna – indotta dalle terapie anticoagulanti effettuate con un erroneo dosaggio». La figlia, consapevole dell’omonimia, avvisò la dottoressa Vascellari di spostare il padre altrove, ma così non fu. Il giudice alla prossima udienza, il 24 novembre, nominerà un perito d’ufficio per fare chiarezza.
Federica Fant, Corriere del Veneto (Corriere della Sera)