Un’indagine condotta da ManagerItalia mostra che i dirigenti ritengono necessari i rappresentanti dei lavoratori, ma per il 70% “hanno perso la capacita di dare risposte utili ai cambiamenti in atto”
Chi pensa che i sindacati siano ormai superati o superflui sbaglia. Rappresentare i lavoratori e interpretarne i bisogni in un’economia globale che marcia spedita verso l’industria 4.0 è quanto mai necessario. Parola di manager, dunque di chi, idealmente, sta dall’altra parte della barricata. E’ quanto emerge da un’indagine di AstraRicerche su un campione di mille colletti bianchi che verrà presentata oggi all’Assemblea di ManagerItalia, cui seguirà una tavola rotonda trasmessa in videoconferenza con altre 13 città. Chi grida troppo facilmente alla fine dei sindacati e dei contratti nazionali dovrebbe quindi porsi qualche domanda se a sancirne l’importanza sono quelli che con i lavoratori hanno a che fare tutti i giorni. E d’altra parte qualunque azienda funziona meglio se i rapporti tra vertici e lavoratori sono armoniosi. Idilliaci sarebbe chiedere troppo.
Che tipo di sindacato vorrebbero trovarsi i manager dall’altra parte del tavolo? Non lo stesso con cui per anni si sono confrontati. Se il modo di produrre cambia, se il welfare vacilla, allora anche i rappresentanti dei lavoratori devono iniziare a confrontarsi con una realtà in profondo mutamento. Tant’è che per oltre il 70% degli intervistati “i sindacati hanno perso la capacita di dare risposte utili ai cambiamenti in atto”.
E se è vero che per l’87% il contratto nazionale ha ancora un valore e anche vero che i contratti vanno adeguati, sia perché sono la leva per far crescere la produttività, sia perché sono utili allo sviluppo di tutto il sistema.
Un’indagine che non poteva escludere anche uno sguardo a quando sta accadendo in campo economico e sociale nel Paese. Cosi si scopre che oltre il 48% è convinto che il welfare non sarà più sufficiente a garantire la tutela previdenziale, un dato che sale a oltre l’80% se si sommano le risposte di chi ne è “abbastanza convinto”. Una percentuale simile non ha invece dubbi che anche il lavoro di manager e quadri sarà sempre più globale, incerto e insicuro nonostante la professionalità acquisita. E un problema occupazionale si affaccia anche tra loro se il 70% inizia a pensare che in Italia il lavoro diventerà più scarso. Tutto ciò in una situazione in cui la politica non è più in grado di indirizzare e gestire i cambiamenti. Un punto su cui concorda il 48,4% degli intervistati e che convince, ma non del tutto, il 38,5%.
Altro grande neo individuato è quello della formazione, incapace di seguire le competenze richieste da business e aziende in un mondo dove la separazione tra agricoltura industria e servizi, secondo i manager, non ha più ragion d’essere. E le nuove generazioni che si affacciano sul mondo del lavoro? Da loro oltre il 50% dei manager si attende uno shock perché porteranno nuove competenze. Com’è naturale e giusto che sia.
Barbara Ardù