E adesso… sotto a chi tocca.
Perchè, vinte con ampio margine le regionali siciliane, Silvio Berlusconi guarda già alla primavera 2018, marzo o maggio che sia, quando si voterà per eleggere il nuovo Parlamento e verosimilmente mandare a Palazzo Chigi un nuovo premier. E se Renzi va dicendo che è possibile che il Pd non indichi un leader prima del voto, il Cav al candidato ci sta pensando eccome. Quasi certamente non potrà essere lui, visto che i legali gli hanno confermato che la Corte di Strasburgo, dopo l’udienza del prossimo 22 novembre, non si pronuncerà in merito alla decadenza. E quindi per la fine della sua decadenza potrebbero volerci mesi. Dunque, appunto, sotto a chi tocca. Con buona pace di Salvini e della Meloni, come riporta il quotidiano La Repubblica, il Cav è sicuro che sarà Forza Italia la componente maggioritaria all’interno del centrodestra e che dunque tocchi al suo partito esprimere il premier. Secondo il quotidiano diretto da Calabresi, Berlusconi avrebbe fatto agli uomini più fidati il nome di “Gianni”. Ovvero Gianni Letta, per almeno due decenni suo fido braccio desto, “l’unico – disse una volta il Cav – di cui mi fido ciecamente insieme a Ghedini“. Ci sarebbe anche Antonio Tajani, tra gli “unti” da Silvio, non fosse che è presidente del Parlamento di quell’Europa che Salvini vede come il fumo negli occhi. “A Strasburgo – disse il leghista – abbiamo sempre votato in modo difforme, figuriamoci se sosterrei un governo guidato da lui”. Un altro nome fatto solo nel salotto di Villa San Martino è quello di Paolo Romani, uomo del nord tessitore della legge elettorale approvata grazie anche ai suoi buoni rapporti col Pd renziano. Ma dietro l’angolo, magari suggerita da chi vive accanto a Berlusconi (Francesca Pascale), potrebbe esserci una rivoluzione, con la candidatura di una donna, che spiazzerebbe tutti. Berlusconi ne sarebbe stuzzicato sopratutto se la fortunata fosse una outsider rispetto alla politica. Una donna della “società civile”, come piace chiamarla a lui. E sotto i riflettori, sempre secondo Repubblica e pare a sua insaputa, ci sarebbe Antonella Mansi, classe ’74, toscana, donna di impresa, Cavaliera (pure lei) della Repubblica e vicepresidente di Confindustria. Se però alla fine, nel confronto in terno al centrodestra, la spuntasse la Lega, il nome che il leader azzurro continua a portare in palmo di mano (anche per non darla vinta a Salvini, che si è più volte “autocandidato”) è quello del governatore veneto Luca Zaia. E se, scenario ancor peggiore, la soglia del 40% non venisse raggiunta (come invece fanno intravedere alcuni sondaggi che danno già oggi la coalizione al 38%), e occorressero i voti del Pd per fare un governo, Berlusconi avrebbe ammesso a porte chiuse di non avere “problemi a sostenere anche la premiership di Carlo Calenda”, attuale ministro allo Sviluppo economico del governo Gentiloni. Ma questo è uno scenario al quale, in questo momento, il leader di FI non vuol nemmeno dover pensare. Anche perchè, andando col Pd, perderebbe all’istante sia Lega sia Fratelli d’Italia e il centrodestra italiano sarebbe finito per sempre.
Libero Quotidiano