In Svizzera e Giappone viene utilizzato per molti servizi
Il 2017 potrebbe passare alla Storia come l’anno delle criptovalute e del Bitcoin, il più popolare tra i nuovi soldi di Internet. Da un eccesso all’altro, questo nuovo strumento di pagamento è riuscito a conquistare una platea vasta di utilizzatori. Che è in continua crescita come dimostra l’aumento record dei prezzi: da inizio anno le quotazioni del Bitcoin sono cresciute di ben 8 volte fino a superare quota 6mila dollari. Nel solo ultimo mese, il prezzo è salito di 1.500 dollari. Un balzo messo a segno dopo un crollo che sembrava decretare la fine di queste piazze virtuali. Così non è stato. A spingere è anche la forte speculazione.
Il Bitcoin, è una moneta decentralizzata che viene creata, grazie a un complesso sistema di algoritmi, direttamente dagli utenti della rete via computer o server. Negli anni a far compagnia al Bitcoin, nato nel 2009, sono arrivate altre criptovalute. Se ne contano oltre mille per una capitalizzazione complessiva che supera i 170 miliardi di dollari. Per gli esperti, si tratta di numeri che dimostrano la solidità di questo fenomeno che sta dimostrando di riuscire a competere con le valute tradizionali. «Le criptovalute hanno ormai raggiunto una liquidità importante a livello globale – dice Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia aziendale e studioso di monetica all’Università Bocconi di Milano -. Piacciono anche perché possono diventare un rifugio sicuro e istantaneo in caso di tensioni internazionali o in singoli Paesi». Per l’esperto occorre tuttavia cautela: «Attenzione a non considerare questi strumenti come un asset in cui investire. I rischi sono sempre dietro l’angolo». Come si è visto in passato, le oscillazioni dei prezzi possono essere molto rapide e ampie.
Nonostante questi timori l’uso delle nuove monete cresce anche al di fuori della rete. Riguarda soprattutto il pagamento di servizi, per esempio quelli informatici (come il pagamento dei server) o di altre attività legate al mondo Internet.
Ci sono però molti altri progressi di cui tenere conto. Di recente il municipio di Chiasso ha dato il via al pagamento di una parte delle tasse locali in Bitcoin. Un’altra cittadina tra le Alpi, Zug, ha fatto lo stesso passo. Inoltre vicino al lago di Lucerna, sempre in Svizzera, c’è un bunker militare che custodisce i portafogli elettronici che contengono milioni di dollari dei nuovi ricchi, nati sull’onda di questo fenomeno.
Anche organizzazioni umanitarie e scuole hanno aperto al Bitcoin: la scuola superiore di Lucerna, per esempio, accetta pagamenti in criptovalute. Anche l’Università australiana sta sperimentando i pagamenti virtuali. Nei negozi e nei ristoranti, i Bitcoin sono però ancora una rarità. A parte qualche eccezione, specie in Paesi amanti della tecnologia come il Giappone. La più alta concentrazione di posti dove viene accettato il Bitcoin sta però in Europa, nel quartiere berlinese di Kreuzberg, come riportato tempo fa dal Guardian. Qui il conto della birra, del caffè o della cena si salda in monete virtuali. Per ora, pare più che altro un’efficace trovata di marketing ma attirerà sicuro molti fan dei nuovi soldi.
Sandra Riccio, La Stampa