Il segretario del Pd ha lanciato il sasso della sfiducia al governatore, cogliendo di sorpresa Gentiloni, Padoan e Mattarella che erano in linea per la sua riconferma. Renzi sostiene che l’esecutivo fosse informato. Le accuse vertono sulla tardiva gestione delle crisi bancarie
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, si prepara a difendere il ruolo suo e della Vigilanza dopo che una inattesa mozione del Pd ha gettato lo scompiglio intorno al vertice di Palazzo Koch, sfiduciando di fatto il governatore. L’ultima immagine di questo caso seguito da vicino anche dalla Bce di Francoforte, dove Visco ha notoriamente un estimatore nel connazionale Mario Draghi, è quella del governatore italiano che varca la soglia di Palazzo San Macuto. Là dove ha sede la Commissione d’inchiesta parlamentare sulle crisi bancarie degli ultimi anni, che ha finalmente avviato i lavori sentendo i magistrati Orsi e Greco. E proprio là, davanti ai rappresentanti del Parlamento che in larga parte ne hanno chiesto il mancato rinnovo, Visco vuole difendere l’attività svolta nel prevenire e (più che altro) gestire le crisi bancarie, dal Monte dei Paschi alle ultime banche venete. Parlerà ai quaranta deputati e senatori probabilmente nel giro di una decina di giorni, visto che succederà all’audizione del numero uno della vigilanza di via Nazionale, Carmelo Barbagallo, che potrebbe tenersi già la prossima settimana.
• LA POLEMICA
Le accuse sulle quali hanno puntato tutte le mozioni “di sfiducia” presentate da una vasta parte dell’arco parlamentare, ma soprattutto dalla maggioranza Pd, riguardano la gestione dei casi di crisi bancarie degli ultimi anni. Dalle quattro banche mandate in risoluzione (tra le quali la più nota è Banca Etruria) a Popolare di Vicenza e Veneto Banca, passando per il vecchio malato Mps e i tanti casi locali come Spoleto, Teramo e Bari, il leitmotiv è sempre uno: la Vigilanza non si è mossa con sufficiente tempestività per arginare gli sfaceli che disinvolti banchieri stavano perpetrando in quegli istituti, non ha visto o ha preferito lasciar correre in nome di una più alta stabilità del sistema che alla lunga è stata comunque messa in crisi, anzi con costi maggiori per la collettività e i soci/obbligazionisti delle banche coinvolte. Ovviamente ogni caso è a sé, e ci sono centinaia di pagine di inchieste che stanno cercando di gettar luce su fin dove si sia spinta la responsabilità dei banchieri, che non a caso in molti processi sono accusati di ostacolo alla Vigilanza, e chiariranno di conseguenza se la rete di protezione delle Autorità (con la Consob) si sia rivelata inefficace. Ma su ogni caso il governatore Visco ha risposto ricordando la mole di ispezioni e documenti prodotti da Bankitalia e che sono stati proprio quei rilievi ad esser trasmessi alle autorità giudiziarie per valutare ed avviare le necessarie azioni.
• LA MOSSA DI RENZI
Fino a poche ore fa, la dialettica sul punto è rimasta tutto sommato circoscritta agli ambiti finanziari e a qualche forza d’opposizione (M5S su tutti) che ha spostato più di altri la causa dei risparmiatori rimasti invischiati nei casi di crisi bancarie. Ma che al segretario del Pd, Matteo Renzi, che pure aveva vissuto da Palazzo Chigi alcuni ultimi casi (quello dell’Etruria&Co. in particolare), non andasse molto a genio l’idea di riconfermare Visco alla scadenza dei suoi sei anni di mandato era ormai palese. Non sono mancate le frecciate verso le autorità da parte del segretario, come quando – al Foglio – aveva definito “competenti per modo di dire” le autorità del settore bancario. La sua linea si è messa in collisione con l’asse Gentiloni-Mattarella, favorevole alla continuità in via Nazionale, tanto che si pensava che insieme alla legge di Bilancio, nel Consiglio dei Ministri dello scorso lunedì potesse arrivare anche la proposta di rinnovo del mandato al governatore, che deve poi passare per la nomina del Quirinale.
Di lì a poche ore, tutto è cambiato: martedì arriva a sorpresa una mozione dei renziani del Pd, nella quale si chiede (nella versione originale poi edulcorata) una “figura più idonea” per Bankitalia. Come ricostruisce Repubblica in edicola, si è trattato di un’iniziativa accolta con “sconcerto” in via Nazionale, ma soprattutto conosciuta a pochi nel governo. Chi ha parlato con il premier Gentiloni dice che ha abbandonato il suo temperamento mite, e pare che lo stesso abbia fatto Padoan, in risposta al siluro di Renzi. Il ministro dell’Economia e il governatore si sono incrociati a un convegno, mercoledì, e una lunga stretta di mano ha rappresentato plasticamente il supporto. Il titolare del Mise, Carlo Calenda, non ha commentato “per carità di patria”, ma così ha detto tutto. A Palazzo Chigi si dice che a scrivere la mozione che chiede “nuova fiducia per l’istituzione” sia stato il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, ma che la sottosegretaria Maria Elena Boschi ne fosse attivamente fautrice. Secondo Renzi, invece, non solo il governo era informato, ma anche d’accordo. Senza dubbio era all’oscuro – o quantomeno in disaccordo – il Quirinale, che ha subito espresso una posizione critica chiedendo che le “posizioni” fossero “ispirate dall’interesse del Paese” e secondo “criteri di salvaguardia dell’autonomia e dell’indipendenza” della Banca centrale.
• IL CASO SCUOTE LA POLITICA
La mozione presentata a Montecitorio apre immediatamente un caso che scatena le opposizioni, divide il Pd, irrita figure storiche del partito come Giorgio Napolitano e Walter Veltroni. Quest’ultimo bolla il provvedimento come “un atto incomprensibile ed ingiustificabile. Ancora più duro il presidente emerito: “Non devo occuparmi di cose deplorevoli”. Anche la minoranza orlandiana chiede un’assemblea del partito per fare chiarezza. Mentre il capogruppo al Senato Luigi Zanda (area Franceschini) commenta: “Di mozioni di questo tipo meno se ne fanno e meglio è”. E se il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda non nasconde il suo imbarazzo, il leader di Mdp Pier Luigi Bersani attacca apertamente: “Non si può buttarla in piazza così, cominciamo a essere fuori come un balcone”. Per il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi “è tipico della sinistra occupare tutti i posti di potere”. Caustico Renato Brunetta, capogruppo dei deputati azzurri: “Il Pd di Renzi è irresponsabile, gioca contro le istituzioni”. Infine il M5s, pur essendo da sempre favorevole a un cambio al vertice di Bankitalia, criticato duramente per l’inefficienza dei controlli, tuttavia accusa il Pd di aver fatto solo “un’operazione mediatica per ripulirsi di fronte agli elettori”.
•LE REAZIONI DELL’ECONOMIA, CAMUSSO CON BANKITALIA
La questione non poteva restare confinata alle stanze della politica. Da un esecutivo dell’Abi, l’associazione delle banche italiane, che si è tenuto all’indomani dell’esplosione del caso tutti hanno preferito tenere le bocche cucite. “C’è un criterio istituzionale da cui ne deriva la nomina e c’è un grande partito che ha espresso la sua direzione di marcia e non tocca a noi entrare nel merito di queste cose”, ha sintetizzato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, preferendo restare ai margini della partita. Allarmata la reazione della Cgil di Camusso, secondo la quale così “si mette a rischio la credibilità del Paese”. La segretaria Cgil, quindi, difende Visco per il metodo con il quale è stato attaccato, ma anche nel merito sottolinea che la “gestione della crisi bancaria del nostro paese che non è certo solo responsabilità delle banche e dell’istituto di vigilanza”. Le associazioni dei consumatori, come l’Adusbef, salgono sul treno della polemica e rilanciano chiedendo la testa di tutta la prima linea di dirigenti di Bankitalia: “Anche il Pd, con qualche anno di ritardo si accorge che le crisi bancarie potevano essere mitigate con una più incisiva e tempestiva prevenzione e gestione, soprattutto dei vigilanti”.
Raffaele Ricciardi e Monica Rubino, Repubblica.it