Il governo dell’arcipelago è il primo ad accettare la criptovaluta al posto dei 280mila dollari richiesti per ottenere il documento. Oltre a basse tasse, dà diritto a viaggiare senza visto in 116 Paesi del mondo
Vanuatu è uno dei paradisi del Pacifico meridionale, sul limite Sud del mar dei Coralli. Uno Stato insulare, composto da 83 isole piccolissime (solo 14 hanno una superficie superiore ai 100 km quadrati), 65 delle quali abitate. Nel corso del suo secondo viaggio in Oceania l’esploratore britannico James Cook le ribattezzo Nuove Ebridi: dai primi del Novecento furono gestite da Inghilterra e Francia fino all’indipendenza nel 1980. Uno di quei sogni occidentali – clima tropicale e subtropicale, distese di palmeti, lagune, grotte, montagne inesplorate e vulcani – incastonato a 1.750 km dall’Australia, 500 dalla Nuova Caledonia, a Ovest delle isole Fiji e a Sud delle Salomone. Adesso, se vuoi, puoi comprarti la cittadinanza nella Repubblica di Vanuatu pagandola in Bitcoin: ne servono circa 44 per pareggiare i 280mila dollari richiesti dal governo.
La notizia, infatti, è che nell’ambito del Programma di sostegno allo sviluppo dell’arcipelago – fra i più colpiti dai cambiamenti climatici e dall’innalzamento del livello dei mari – per la prima volta al mondo viene accettato un pagamento anche in criptovaluta. Considerando che un Bitcoin vale al momento intorno ai 5mila dollari, il calcolo è presto fatto: a seconda delle quotazioni e del momento all’aspirante vanuatiano ne serviranno fra i 50 e i 55.. L’amministrazione locale, guidata dallo scorso anno dal 54enne Charlot Salwai, attraverso il Vanuatu Information Center afferma di voler restare al passo delle nuove tecnologie e di voler così incoraggiare l’impiego della moneta virtuale, le cui transazioni saranno gestite da un operatore australiano, che per questo sarà sottoposto alla normativa giuridica di quel paese.
“Sono stati fatti molti tentativi in passato per accettare pagamenti via Bitcoin per la cittadinanza – ha spiegato il capo dell’Ufficio informazioni locale, Geoffrey Bond – ma questi sforzi non avevano mai avuto un’approvazione politica e furono vani. In questo caso il governo ha esplicitamente manifestato il desiderio di essere all’avanguardia con l’innovazione”.
L’arcipelago fa parte del Commonwealth dal giorno della sua indipendenza e il possesso della sua cittadinanza può in effetti ingolosire, anche considerando che non è necessario risiedere nel Paese per ottenerla. Il documento permette l’ingresso senza visto in ben 116 paesi, tra i quali Russia, Gran Bretagna e molti paesi europei. Nel dettaglio, in 84 territori si può entrare senza visto e in 32 si può facilmente fare all’arrivo. Fra l’altro è stato di recente firmato un accordo con l’Unione europea per l’esenzione reciproca del visto in tutto lo spazio Schengen. Ci si può dunque viaggiare ed entrare anche in Italia. Stando al Global Passport Index del 2017, quel documento colorato di un verde acceso si piazza 34esimo in classifica in termini di “potere” di accesso senza visto.
Se, per le ragioni più diverse, vi serve un secondo passaporto, quello della paradisiaca repubblica pacifica – fra 2006 e 2008 risultata il posto più felice sulla Terra secondo le classifiche del Lonely Planet Index e del New Economics Foundation and Friends of the Earth – può essere la scelta giusta. La procedura, fra l’altro, è rapidissima: di solito dura una trentina di giorni quando la maggior parte dei programmi per la doppia cittadinanza richiedono diversi mesi. E molti osservatori mettono in evidenza il regime fiscale, con tasse basse e inesistenti sui profitti, che potrebbe fare gola a molti. Peccato che non potrai candidarti a cariche locali né votare alle elezioni generali.
Simone Cosimi, Repubblica.it