Exor, la holding del gruppo Agnelli, brinda agli obiettivi raggiunti e – ai 120 analisti finanziari arrivati da tutto il mondo a Torino per il primo Investor Day – presenta una società pronta «ad affrontare con determinazione il futuro». L’incontro nella nuova sede della Fondazione Agnelli, al quale partecipa anche una rappresentanza di studenti dell’Università di Torino, è anche la prima occasione per presentare la controllata PartnerRe, la società di riassicurazione acquisita un anno e mezzo fa e controllata al 100%, l’investimento più rilevante nella storia della finanziaria degli Agnelli.
A Piazza Affari il titolo Exor vola e ha chiuso ieri con un incremento del 4,1%. John Elkann assicura che Sergio Marchionne resterà in Exor anche dopo il 2019, quando lascerà la guida di Fca. «Ha tanti cappelli, continuerà a essere presente e contribuirà al futuro del gruppo», spiega. Nessuna preoccupazione per la sua successione perché «in Fca ci sono persone che hanno tutti i numeri per essere candidati a prendere il suo posto». Il presidente di Exor esclude inoltre la possibilità che venga ceduta la quota in Ferrari: «Siamo molto soddisfatti di quanto sta facendo e potrà fare. Nessuna intenzione di vendere». Elkann non dà indicazioni sul capitolo alleanze nel settore auto e neppure sull’ipotesi di spin off di Magneti Marelli e Comau («il cda di Fca esaminerà la possibilità», si limita a dire).
Quanto alle mire di gruppi cinesi, ricorda che «sono state smentite tutte le voci. Fca è una realtà molto positiva, in cui abbiamo molto creduto. Quando abbiamo presentato il piano industriale il titolo è crollato, ma io e Sergio abbiamo investito personalmente per dimostrare la nostra fiducia. Lo stesso ha fatto Exor. Le prospettive della società sono molto forti, il nostro impegno è grande. L’unica cosa che conta è la realtà ed è una buona realtà». Sull’altra illustre partecipata, la Juventus, assicura che «resterà della famiglia e di Torino». Nelle tre ore di incontro con gli analisti finanziari, il presidente di Exor parla dello stato di salute della holding nata nel 2009 dalla fusione delle vecchie finanziarie Ifi e Ifil. «Da allora – spiega – ha distribuito ai suoi soci 882 milioni di dollari di dividendo, con le azioni che sono salite dell’831% e un ritorno agli azionisti stimato nel 903%. Il nostro lavoro ha generato per i nostri azionisti un buon ritorno, nove volte quanto hanno investito, in parte perché è aumentato il valore delle azioni in parte grazie ai dividendo che sono stati distribuiti. Di questo siamo molto orgogliosi».
Oggi Exor è una realtà che nella Fortune Global 500 list delle società più importanti al mondo è al ventesimo posto, con 155 miliardi di ricavi, 350.000 dipendenti e presenza in 180 Paesi. Sta bene anche PartnerRe, «meglio di quando l’abbiamo comprata», dice Elkann: chiuderà l’anno con un utile netto compreso in una forchetta tra 220 e 300 milioni di dollari, nonostante le perdite pari a 475 milioni di dollari registrate nel terzo trimestre per i danni provocati dai tre uragani che hanno colpito il Nord America. «La nostra priorità è continuare a crescere» ha detto il ceo di PartnerRe Emmanuel Clarke che prevede un Roe dell’8-10% nei prossimi 3-5 anni.
Mattia Ecchelli, motori.quotidianodipuglia.it