Alla mobilitazione si sono unite tutte le sigle sindacali per protestare dopo le violenze compiute dalla polizia domenica durante il referendum. L’agitazione è appoggiata dal governo catalano
LA CATALOGNA vive un giorno al rallentatore per lo sciopero generale proclamato dai sindacati spagnoli Cgt, Iac, Intersindical Csc e Cos dopo gli episodi di violenza subiti domenica dai catalani durante il referendum per l’indipendenza. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta la Catalogna e già dalle prime ore dalla mattina si sono formati diversi chilometri di coda sulle strade interessate dalle dimostrazioni.
• DECINE DI MANIFESTAZIONI
In molti casi il traffico è rimasto fermo: il Servizio catalano del traffico a metà gionata ha comunicato che 52 strade risultavano completamente bloccate e lungo le autostrade AP-7, A-7, A-2 e C-31 si sono formate code chilometriche di veicoli. In alcuni casi, a bloccare la circolazione sono stati i trattori.
Alcune scuole non hanno aperto e gli studenti hanno sfilato in corteo. Migliaia di persone si sono raccolte davanti agli istituti di tutta la Catalogna in cui domenica sono intervenute Guardia civil e polizia nazionale, per protestare contro le cariche degli agenti e mostrare messaggi di pace.
La concentrazione più grande è davanti alla Ramon Llull, dove c’è stata una carica di polizia. I dimostranti hanno portato fiori sul posto e all’evento era presente anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, che ha sottolineato che le scuole di Barcellona sono “un modello di convivenza che ci rappresenta”. Centinaia di persone si sono riunite anche davanti alla scuola Mediterrania di Barcellona, in cui le cariche della polizia hanno provocato diversi feriti, e davanti all’istituto secondario Joan Fuster, uno dei primi in cui la Guardia civil è entrata, sfondando una porta.
Molte persone si sono radunate a Barcellona in Piazza Universitat, ma ci sono state proteste anche in via Laietana, dove ha sede la polizia nazionale. Duemila persone si sono raccolte davanti alla sede del Partido popular, del premier Mariano Rajoy, accusato di essere responsabile della situazione. Poco prima delle 13 i dimostranti hanno cominciato a marciare in direzione del Parlamento catalano.
Circa 30mila persone, secondo la polizia locale, si sono raccolte anche davanti alla delegazione della Generalitat catalana a Girona.
• POLIZIA CONTESTATA
Le proteste non hanno risparmiato la polizia: molti manifestanti, in diversi comuni della Catalogna, si sono dati appuntamento davanti agli alberghi che ospitano gli agenti spagnoli per chiedere la partenza della “forze di occupazione”. Circa 500 poliziotti sono stati invitati dalla direzione di due alberghi di Calella a andarsene ieri. Gli agenti spagnoli, secondo immagini diffuse da Tv3, hanno reagito alla protesta cantando dietro le porte dell’albergo ‘Viva Espana’ e ‘Viva la Policia Nacional’.
Il ministro dell’Interno spagnolo, Juan Ignacio Zoido, ha accusato il governo della Catalogna di “incitare alla ribellione”. Dopo avere riferito sulla questione al premier Mariano Rajoy, Zoido ha detto che l’atteggiamento di ‘odio’ verso gli agenti, dei quali sono state segnalate espulsioni dagli hotel della Catalogna, è “diretta conseguenza delle parole di Puigdemont che ieri ha chiesto a Guardia civil e polizia di andarsene”.
Puigdemont, dal canto suo, ha chiesto alla popolazione di nono lasciarsi “trascinare dalle provocazioni” in una “giornata di protesta democratica, civile e dignitosa”. E su Twitter ha scritto: “Oggi è una giornata di protesta democratica, civica e degna. Non vi lasciate coinvolgere dalle provocazioni. Il mondo lo ha visto: siamo gente pacifica”.
I Mossos, la polizia regionale, hanno invitato la popolazione a non provocare disordini e a rispettare i luoghi dove sono schierati gli agenti.
Non hanno aderito allo sciopero, invece, le due principali confederazioni sindacali spagnole, la Ugt e le Comisiones Obreras (CcOo) perché “in nessun caso avalleranno posizioni che diano copertura” a una dichiarazione unilaterale di indipendenza. “Diciamo chiaramente che non accettiamo quella posizione o quella strategia politica”, hanno detto, chiedendo però al governo spagnolo di “aprire uno scenario di dialogo e di proposta di contenuti”.
• LE PROSPETTIVE
E mentre tutti si chiedono cosa succederà dopo la consultazione di domenica, i media spagnoli ritengono che il premier spagnolo Mariano Rajoy sia indeciso sulla prossima mossa nella crisi catalana, stretto fra le richieste divergenti dei suoi due alleati politici unionisti, il Psoe e Ciudadanos, riferisce la stampa di Madrid.
Il leader socialista Pedros Sanchez chiede l’avvio immediato di un dialogo con il presidente catalano Carles Puigdemont e Albert Rivera di Ciudadanos lo invita ad applicare l’art. 155
della costituzione e a sospendere l’autonomia catalana prima che il ‘Parlament’ approvi una dichiarazione di indipendenza.