Mai come l’ultimo periodo la criptovaluta più famosa al mondo ha vissuto una fase di appannamento in netto contrasto con l’ascesa sistemica che ne aveva caratterizzato lo sviluppo e l’evoluzione.
Il blocco del governo cinese sulle transazioni effettuate in Bitcoin e le critiche più marcate di Jp Morgan, Allianz, la Sec e chi più ne ha più ne metta, hanno costituito un comparto criticità e indebolimento della moneta virtuale che secondo molti potrebbe segnarne il definitivo declino.
Non secondo tutti.
Per una visione a 360° sull’universo Bitcoin risulta necessario avvalersi anche di opinioni discordanti rispetto a quanto riportato sopra, utili per delineare un quadro bipartisan della situazione.
Se enti di controllo, banche d’affari e simili si sono scagliate contro il Bitcoin, il mondo startup individua nella criptovaluta lo strumento di scambio monetario del futuro.
E del presente.
Tra i sostenitori del Bitcoin, sia in quanto tale sia come strumento finanziario dal trend crescente, si possono annoverare Jeremy Allaire e Sean Neville, fondatori della startup Circle.
E non potrebbe essere altrimenti: la startup di cui sopra veicola un prodotto che consiste in un’app utilizzata per inviare denaro via chat.
Tecnologia a parte, quel che davvero rileva è il parere di due esperti di IT che con il loro prodotto intendono tagliare ogni ponte e divenire vettore di trasmissione monetaria. Anzi, già lo sono.
Sbarcati da poco anche in Italia, Neville e Allaire introducono interessanti spunti di riflessione sulla questione Bitcoin.
Prendendo le mosse da una considerazione semplice quanto concreta, non può sottovalutarsi come il progetto dei due irlandesi sia stato finanziato da Goldman Sachs e Baidu (primo motore di ricerca cinese), guarda caso una banca d’affari e un motore di ricerca di uno Stato non incline all’utilizzo della criptovaluta.
Una simile fiducia è stata ripagata da Circle, secondo trader mondiale del Bitcoin, che solo ad agosto ha registrato uno scambio di due miliardi di dollari e secondo Allaire si registrerà un trend inverso a quello dell’ultimo mese, in quanto “il prezzo salirà ancora, siamo solo agli inizi”.
Sull’opportunità di associare la criptovaluta allo scambio di denaro, Neville ha le idee molto chiare, puntualizzando l’importanza della blockchain: “La blockchain funziona un po’ come Internet e può replicare servizi simili nel mondo finanziario. Per esempio trasferimenti di denaro gratuiti e istantanei in tutto il mondo, come una mail, a differenza di quelli delle banche tradizionali. Così abbiamo lanciato la nostra app di pagamenti social, in cui ci si scambia denaro con la propria rete di contatti mentre si chatta. L’effetto collaterale di usare la blockchain per gestire le transazioni è stata sviluppare l’attività di investimento in valute virtuali”.
Appare palese come la semplificazione di scambio, abbattendo sia i costi di commissione sia quelli opportunità, si presti all’uso di una valuta virtuale che per sua natura non abbia una propria regolamentazione, se non lo stretto legame con la blockchain.
Interessante anche la posizione sulla vera natura del Bitcoin, per la quale si evince la convinzione che in quanto prodotto di investimento globale, possa e debba solo crescere in termini quantitativi e qualitativi: “Noi l’abbiamo sempre considerato un prodotto di investimento. Ma è comunque importante che si consolidi un mercato globale. La blockchain è una tecnologia che permette di replicare archivi di dati a prova di falsificazione, creando un meccanismo di fiducia tra estranei, e che può essere applicata a tantissimi campi diversi. Man mano che queste applicazioni cresceranno anche il valore delle criptomonete salirà”.
Quanto affermato può dirsi plausibile anche se ancora non certo, in quanto se è vero che il meccanismo fiduciario possa essere volano di crescita, è altrettanto chiaro che l’implementazione del sistema richiederà tempo e si sconterà con diversi ostacoli, primo fra tutti l’ostracismo di autorità governative e banche centrali.
Da non sottovalutare anche il commento sulla questione cinese, stigmatizzata in maniera ottimista se non semplicistica, mostrando una posizione di piena fiducia nel fatto che la mosse cinesi non ostacoleranno più di tanto l’ascesa del Bitcoin.
Così Allaire sul punto: “Molti dei nostri investitori sono cinesi, conosciamo bene quel mercato. Pechino è molto concentrata sulla difesa dello yuan, specie ora a ridosso del Congresso del partito”.
Ma non è tutto.
Secondo Allure, il post Congresso cinese potrebbe coincidere con una distensione dei rapporti Cina-Bitcoin: “I leader cinesi e la Banca centrale restano molto interessati all’innovazione delle critpomonete, tanto che vogliono crearne una di Stato”.
Non sembra così fantascienza l’idea che uno stato come la Cina sia interessata a centralizzare la criptovaluta, in questo caso sicuramente le commistioni con il Bitcoin sarebbero sicuramente più semplici, oltre che regolate in un certo qual modo e, quindi, possibili.
Innovazione, programmazione e implementazione.
Secondo i fondatori di Circle questi 3 elementi sono la chiave per rendere il Bitcoin sempre più fruibile. A questo punto sembra che i tasselli per completare il puzzle siano molteplici, ma, non impossibili da accorpare.
Lorenzo Cuzzani, fxempire.it