Feste dell’Unità senza pubblico. Partito con un rosso di 10 milioni e 174 lavoratori in cassa integrazione. App “Bob” scaricata meno di 10 mila volte. Sfida dei numeri sul web persa col M5s. Il periodo buio dei dem.
«Non le vedi più quelle estati lì…», cantava Vasco Rossi. E anche in questi giorni Gli angeli del Blasco potrebbe essere ripetuta da qualche esponente del Partito democratico, alle prese con una delle estati peggiori sul piano politico, comunicativo, economico e soprattutto di lento svuotamento delle feste dell’Unità.
PAGANO I LAVORATORI DEL WEB. Se il crollo nei sondaggi è ormai un dato assodato, come le consuete liti per la leadership e le lotte intestine a distanza di due mesi delle regionali in Sicilia, ci sono poi i numeri della campagna web a gettare sconforto al Nazareno. A questo si aggiunge che i lavoratori del partito, 174 persone, sono in cassa integrazione. Tra questi a pagare di più sono quelli che lavorano su internet, come ricorda il Fatto Quotidiano.
UN LIBRO NERO DI MOROSI. Non solo. Prima di agosto era uscita la notizia di un libro nero di morosi, circa un centinaio tra deputati e senatori, in mano al tesoriere Francesco Bonifazi. Tutti i parlamentari devono versare una quota, ma alcuni non l’hanno fatto. Ora c’è un rosso di quasi 10 milioni di euro da ripianare e bisogna fare in fretta.
A questo si aggiunge che nell’anno della fine del finanziamento pubblico ai partiti è anche emerso che non sono soltanto gli eletti a dover finanziare il Pd, ma persino chi è consigliere nelle partecipate, locali e statali. Ognuno deve versare un obolo, sennò scatta la gogna pubblica e poi si va per questioni legali. Il problema è che servono soldi, perché altrimenti si rischia il fallimento.
INEFFICACE CONTROFFENSIVA AL M5S. Il rilancio comunicativo voluto dal segretario dopo la sconfitta al referendum istituzionale del 4 dicembre 2016 non sembra funzionare. Anzi, a quasi un anno di distanza la situazione è peggiorata. È soprattutto la controffensiva web al Movimento 5 stelle che si sta dimostrando una valle di lacrime.
Ma andiamo con ordine. A luglio 2017 le polemiche, oltre a un Walter Veltroni morso da un cane, furono per la festa dell’Unità di Milano, tra stand vuoti e le proteste dei venditori che avevano comprato gli spazi rimettendoci pure fior di quattrini. Ora i problemi arrivano a Bologna, con una kermesse dimezzata rispetto al 2000 (all’epoca i metri quadri erano 50 mila, ora sono 27 mila). All’epoca i partecipanti erano più di 2 milioni, ora siamo di molto sotto i 900 mila.
NESSUNO AD ASCOLTARE POLETTI. I problemi sono un po’ ovunque lungo la penisola: a Modena il ministro Giuliano Poletti è stato immortalato di fronte a una schiera di siede vuote. All’evento per ascoltarlo non è arrivato nessuno. Certo, i tempi cambiano, forse non ci sono più i vecchi dirigenti del Partito comunista italiano amanti de liscio e della salamella, e c’è da dire che pure le nuove frontiere della tecnologia non sembrano aiutare. Insomma, pure i giovani latitano.
Del resto, come mormora qualcuno anche dentro il partito o tra i recenti fuoriusciti, «la débâcle non è tanto dei comunicatori, il problema è prima di tutto politico. Cosa vuole comunicare questo Pd?». Forse la spiegazione del flop estivo dei democratici sta tutta in questa domanda.
APPLICAZIONE CON POCHI DOWNLOAD. Sul web il Partito democratico non decolla: l’app “Bob”, che doveva essere il marchio di fabbrica dello svecchiamento, sul PlayStore di Android non non ha nemmeno toccato quota 10 mila download e gli appuntamenti fissi come “Ore Nove” (la rassegna stampa quotidiana), “Democratica” e “Terrazza Pd” sono fermi al 28 luglio.
La sezione della piattaforma “Idee di Oggi”, con i progetti calati dall’alto e votati dagli utenti con pollice alto o pollice verso, hanno via via raccolto sempre meno interazioni. Sono lontani i 463 voti (443 like contro 20 pollici giù) sul «pieno sostegno a chi viene in Italia per portare elementi di concorrenza», cioè Flixbus. Le ultime tre “idee”, rigorosamente tra virgolette, hanno raccolto insieme 201 voti. Flixbus scalda di più gli utenti di Bob rispetto a vitalizi, rifinanziamento di Garanzia giovani e No tax area per gli studenti universitari con Isee inferiori a 13 mila euro.
BATTUTI SU YOUTUBE DAI GRILLINI. Fatti i conti su 400 mila iscritti al partito e i 35 mila Giovani democratici, gli assidui di Bob sembrano essere in media 200. Operazione evidentemente non riuscita e i numeri sono ribaditi pure dagli appuntamenti fissi visibili su YouTube (dove, per dire, l’account Pd conta poco più di 1.300 iscritti, mentre l’account del Movimento 5 stelle parlamento circa 140 mila).
Le nuove leve non tirano proprio: per sfondare il tetto delle 2 mila visualizzazioni agostane ci vuole un veterano come il ministro dell’Interno Marco Minniti che discute di flussi migratori alla festa de l’Unità di Pesaro. D’altronde mandare in video Maria Elena Boschi il 17 agosto «sull’economia italiana» che «grazie alle riforme del governo Renzi cresce oltre le aspettative», non sembra aver fatto breccia. Anzi: 278 visualizzazioni racimolate in tre settimane. Peserà ancora il crac Etruria, ma il ministro ha funzionato di più sul red carpet di Venezia insieme con il fratello.
PIAZZA DIGITALE VUOTA… URNA PIENA? Insomma, il tentativo di dialogo col web non sembra andare nella giusta direzione e la difficoltà si annida, prima di tutto, nei contenuti. Non è questione di acchiappare clic, ma di attrarre almeno i propri iscritti. E sul web non ci siamo. Per i democratici la speranza è quella della piazza digitale vuota e l’urna piena. «Non le vedi più quelle estati lì…».
Alessandro Da Rold e Luca Rinaldi, Lettera43.it