(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che la nostra Nazionale di calcio, guidata da Gian Piero Ventura, ci farà ancora molto soffrire? Mi scuso per le mie sballatissirae previsioni su Spagna-Italia. In breve, arrossisco per aver scritto che la nostra squadra azzurra avrebbe onorato il match decisivo con una prestazione dignitosa. Per fortuna, apprezzando la qualità dei campioni spagnoli, mi ero tenuto cauto sul risultato. Ma mai avrei immaginato una partita tanto indecente dei nostri prodi, presi a pallonate dagli avversari a Madrid. Non mi piace cercare giustificazioni, ma questa volta non posso sorvolare sull’imprevedibile crollo di nervi del nostro ct. Il quale ha sbagliato tre volte. 1) Ha mandato allo sbaraglio una formazione insensata, priva di equilibrio, assurdamente offensiva: a centrocampo ha lasciato la croce a Daniele De Rossi e a Marco Verratti (svillaneggiato da quel fenomeno di Isco, all’anagrafe Francisco Romàn Alarcón Suàrez) di contenere la supremazia – risaputa – dei formidabili palleggiatori spagnoli. 2) Durante il match ha mortificato gli errori dei suoi giocatori con una gestualità irritante, indegna di qualsiasi allenatore. 3) A partita conclusa, anziché prendersi le sue responsabilità, ha esaltato la superiorità dei nostri awersari. Vero. Ma non si fa, nessun allenatore svergogna i propri giocatori. E perciò sono preoccupato per gli spareggi. Il guaio è che Ventura – saggio fino a ieri – d’improvviso ha creduto di essere diventato un fenomeno. Non è il primo. Come ai tempi Edmondo Fabbri (lo ricordate? quello che fu eliminato dalla Corea nel 1966) e a seguire tanti altri. Spero che Gian Piero si ravveda, ma non ci punterei.