(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che non è vero che i genovesi e i liguri sono, senza offesa, un po’ taccagni? Adoro Genova e in genere la meravigliosa riviera ligure. E da sempre sono impegnato a sostenere che la presunta tirchieria zeneis è, semplicemente, una saggia accortezza nella gestione del denaro. Che non si spreca! Quando c’è da spendere per un motivo importante (e anche per beneficenza!), il genovese non si tira indietro. Cito un testimone attendibile, l’amico Massimo Donelli, famoso giornalista: «Mio padre era un portuale, attento a risparmiare. Diceva: è sciocco spendere fuori casa, tanto per spendere. Ma se decidiamo di andare in vacanza, si sceglie un bel posto: non ci facciamo mancare niente, prima categoria!». Scrivo da Spotorno (Savona), potrei portare esempi a favore di chi afferma che i genovesi sono avari. Alle 9, in un bel bar: «Per favore, un cornetto alla crema». «Mi dispiace, credo siano finiti». «Un tocco di focaccia?». «Quella proprio è esaurita»… Ma non solo. Mia moglie soffre di epistassi, perde sangue dal naso, chiede un tovagliolo più grande: «Chiedo scusa, non li abbiamo… Sa, non sono richiesti». Episodi impensabili in altre regioni. Ma, se ci si riflette, indicano la mentalità del buon padre di famiglia, previsto perfino dai codici: perché investire e rischiare che la spesa sia superflua? Un’espressione tipica di Genova, intraducibile, non a caso è «mani man». Prudenza, pessimismo: non si sa mai. Per dare l’idea: c’è il sole,cma prendo l’ombrello, mani man viene da piovere… Una volta ho chiesto a un mio amico scherzando: «Come reagisci quando ti dicono che sei tirchio?». «Niente!». «Perché?». «Risparmio fiato».