Non abbiamo bisogno solo di nuovi professionisti tech: oggi ogni lavoro, anche il più comune, deve essere digitalizzato. Dal giovane alla PMI. L’impegno di Google e un’analisi sulle opportunità dell’online
Delle macchine abbiamo sempre avuto paura, noi umani, pur avendo fatto di tutto per renderle sempre più simili a noi, più indipendenti, in grado di svolgere le stesse mansioni che noi svolgiamo abitualmente. Di cosa abbiamo avuto paura, principalmente? Che ci sostituissero, soprattutto nel lavoro. L’equazione uomo-macchina-lavoro si ripete a cadenza costante da centinaia di anni, laddove l’evoluzione dell’uomo si esprime in un’evoluzione della macchina e viceversa, seppur in tempi diversi. Un interessante articolo di Quartz mette in luce come già nel 1850 un gruppo di sartori di New York si rivoltò contro il proprio datore di lavoro a causa dell’uso sempre più massiccio di macchine da cucire, salvo poi porre l’accento sul fatto che – anche all’epoca – tale problema poteva essere sopperito attraverso lo studio, da parte dei sartori e delle cucitrici, di mansioni più alte e qualificate. Insomma, migliori delle macchine. Se avete seguito un po’ il dibattito digitale-posti di lavoro di questi anni, vi accorgerete che problema e soluzione sono praticamente gli stessi.
Tecnologia: tra paura e possibilità
L’Italia è agli ultimi posti nella classifica dei Paesi digitalizzati, ma tale risultato non esenta gli italiani dal credere che la tecnologia possa in qualche modo ‘rubargli il lavoro’, pur apportando non pochi vantaggi. Ben il 37,8% degli italiani, secondo l’ultimo rapporto AGI-Censis, è terrorizzato dai processi di automazione, contro un 33,5% che crede, invece, che il digitale possa effettivamente creare occupazione nuova, soprattutto in uno scenario di nuovi lavori ancora per gran parte inesplorato. La consapevolezza di aumentare le proprie competenze per rispondere alle sfide tecnologie, fortunatamente però, si fa sempre più sentire. Lo confermano i numeri emersi dal programma «Crescere in Digitale», avviato da Google in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il quale punta a rafforzare l’occupabilità dei giovani italiani e a favorire la digitalizzazione delle PMI, attraverso un vero e proprio percorso formativo online di 40 ore al quale possono accedere i giovani iscritti al programma «Garanzia Giovani».
L’impegno di Google
Su 10mila giovani che hanno completato il corso, per ben 1700 di loro è stato attivato un tirocinio in azienda: 300 di questi giovani sono riusciti ad ottenere un contratto di lavoro al termine del periodo di tirocinio. Un dato interessante e inaspettato, soprattutto alla luce del fatto che i giovani che si sono interessati e quindi iscritti alla piattaforma ha dato poco raggiunto quota 100mila. «Abbiamo visto che la disoccupazione giovanile e la difficoltà delle PMI di sviluppare processi di digitalizzazione potevano essere in stretta correlazione – racconta Diego Ciulli, Public Policy Italia di Google, responsabile di Crescere in Digitale -. I giovani che si iscrivono alla nostra piattaforma e svolgono il corso vengono indirizzati, attraverso un sistema che mischia il loro profilo alle PMI iscritte attraverso le Camere di Commercio, alla posizione più idonea alle proprie competenze». Si realizza quindi un vantaggio doppio, per il giovane che può mettere in pratica le sue competenze digitali acquisite e per l’azienda, che può così comprendere quanto sia importante il digitale per il suo sviluppo. Dalla semplice presenza web e digital marketing fino a strutture interne di cloud computing. «Inoltre abbiamo registrato una presenza massiccia di ragazze, sempre più interessate al digital», continua Diego Ciulli. È il caso per esempio di Giulia Rosati, assunta a tempo indeterminato presso Dottori.it srl di Roma e che oggi si occupa di comunicazione digitale e social media marketing; oppure di Carola Gioia Ammirabile, assunta a tempo indeterminato presso Thermowell, giovane realtà produttiva di Lecce nel settore dell’impiantistica nautica. E ancora, di Martina Perrucci, che concluso il corso è stata assunta a tempo indeterminato. E le aziende, in caso di assunzione al termine del tirocinio, possono beneficiare di incentivi fino a 6mila euro.
I posti di lavoro creati e da creare
Se il digitale spaventa, dall’altra crea opportunità. Ad esempio nel settore turistico, su cui dobbiamo ammettere di poter giocare ancora un ruolo importante. Secondo la ricerca di Oxford Economics, in Italia sono stati creati più di 90mila nuovi posti di lavoro grazie ai miglioramenti effettuati dalle destinazioni turistiche nei contenuti e nella presenza online. La strada, però, è tutta in salita. Già perché la domanda di contenuti online, proveniente soprattutto dagli USA, è superiore ai contenuti attualmente presenti su internet e relativi alle aree turistiche dell’Europa meridionale. Con il risultato che ulteriori posti di lavoro potrebbero essere creati investendo maggiormente nel digitale.
Ogni lavoro deve essere digitale
Questo però significa che non abbiamo bisogno solo di professionisti e competenze verticali, come data analyst o us designer che rappresentano quelli che sono spesso definiti ‘nuovi lavori’. «Sì, queste professioni sono e continueranno a essere importanti – spiega Diego Ciulli – ma dobbiamo fare in modo che quella digitale diventi una competenza trasversale, che riguardi tutti. Per semplificare abbiamo bisogno di cassiere digitali, bibliotecari digitali, commessi digitali, segretarie e avvocati digitali. Oggi ogni lavoro deve necessariamente essere comprensivo di competenze digitali. Se dovessi dare un consiglio ai giovani di oggi è proprio questo: qualsiasi sia la propria passione, è bene seguirla, ma, allo stesso tempo è necessario unire a questo lo studio delle materie digitali. Ed è quello che noi di Google cerchiamo di fare grazie ai nostri programmi. Perchè la tecnologia può essere davvero una delle più grandi opportunità per l’umanità».
Valentina Ferrero, DiariodelWeb