La Procura di Lecce ha disposto il sequestro del Twiga, lo stabilimento balneare a Otranto, a cui ha concesso il marchio Flavio Briatore. La struttura è in corso di realizzazione ma i lavori sono stati bloccati, all’esito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Antonio Negro e condotte dalla polizia provinciale e dalla forestale. Le presunte irregolarità riguarderebbero l’iter autorizzativo dell’opera, seguito dal Comune di Otranto, che ha consentito la realizzazione delle strutture (ristorante, cucine, servizi igienici, piscina, solarium, parcheggio) in un’area privata di cinque ettari, tramite una Convenzione regolata dalla Norma sugli accessi al mare. Secondo la Procura le opere realizzate, in un’area che il Piano regolatore individua come agricola, sarebbero ben più complesse rispetto a quelle che potevano essere autorizzate. Il Twiga di Otranto è di proprietà della società Cerra, presieduta dall’imprenditore Mimmo De Santis e composta da altri imprenditori salentini.
Sono due le persone indagate dalla Procura di Lecce nell’inchiesta sulla realizzazione del Twiga di Otranto, il locale che ha ottenuto il marchio di quelli già aperti da Flavio Briatore a Montecarlo e Marina di Pietrasanta, che stamattina è stato posto sotto sequestro. Il decreto di sequestro è stato notificato a Mimmo De Santis, presidente della società “Cerra Srl” proprietaria del terreno e del locale (in cui Briatore non ha investito), e Pierpaolo Cariddi, progettista e direttore dei lavori, nonchè fratello dell’attuale sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, e a sua volta candidato sindaco alle elezioni amministrative dell’11 giugno. I reati contestati dal sostituto procuratore Antonio Negro riguardano abusi edilizi in zona soggetta a vincolo paesaggistico e abusiva occupazione del Demanio Marittimo. I carabinieri della forestale e la polizia provinciale hanno verificato che in località Cerra di Otranto sono stati effettuati “consistenti interventi di sbancamento e spianamento del terreno, lavori edili e modifiche allo stato dei luoghi, in chiara violazione della normativa e in difformità con le opere per le quali il comune di Otranto ha rilasciato la relativa autorizzazione”
AGI