Il titolo oltre quota 150 dollari sul Nasdaq. Da solo raccoglie il 91 per cento dei guadagni di tutti i produttori di smartphone al mondo
Non conosce soste la corsa in Borsa di Apple. Il titolo della mela a fine 2016 valeva 99 dollari al Nasdaq, la Borsa dei titoli tecnologici della piazza di New York, mentre ieri sera ha chiuso a quota 153,01. La società ha raggiunto una capitalizzazione di 776,6 miliardi di dollari. Un vero boom, con gli analisti molto positivi sul titolo.
L’iPhone da solo rappresenta il 91 per cento dei profitti di tutti gli smartphone venduti da tutti i produttori nel mondo. È uno dei numeri più impressionanti a proposito di Apple.
Gli altri, emersi dall’ultimo bilancio trimestrale, sono: l’ulteriore aumento del margine di profitti lordi (dal 38,5% di fine dicembre al 38,9% di fine marzo), grazie fra l’altro all’aumento del prezzo medio degli iPhone venduti (da 641 dollari di un anno fa a 655, perché i clienti comprano modelli più cari come il 7 Plus); la crescita del 18% del business dei servizi — come la musica e gli altri contenuti venduti via App Store — alimentata dalla domanda di oltre 600 milioni di utenti; l’accumulo di riserve liquide per 256,8 miliardi di dollari, una cifra superiore al valore di Borsa di ben 25 delle 30 società componenti l’indice Dow Jones.
L’azienda guidata da Tim Cook sembra insomma in ottima salute, come confermano anche il fatturato e i profitti, rispettivamente saliti del 4,6% e 4,9% rispetto a un anno fa. E il dato negativo del calo dell’1% delle vendite dell’iPhone si spiega, secondo Cook, con l’aspettativa del nuovo modello in arrivo quest’autunno: molti fan della Mela — soprattutto in Cina — hanno rinviato gli acquisti, perché vogliono avere quello del decennale, lanciato dal fondatore Steve Jobs. L’aspettativa per l’iPhone 8 continuerà quindi a pesare anche sulle vendite del trimestre in corso e del prossimo. La sfida per Cook è di non deluderla.
Maria Teresa Cometto, Il corriere della Sera