Vivendi rispetterà la richiesta avanzata dall’Agcom, lo scorso 18 aprile, al gruppo francese, di ridurre entro un anno la partecipazione detenuta o in Telecom Italia, ora al 23,9%, o in Mediaset, ora al 28,8% (al 29,9% dei diritti di voto), perché in contrasto con il testo unico dei servizi audiovisivi e radiofonici (Tusmar). Lo ha assicurato ieri Vincent Bolloré, presidente e primo azionista di Vivendi, all’assemblea dei soci affermando che «la legge Gasparri dice che non abbiamo diritto ad avere il controllo delle due società ma non abbiamo capito come possiamo avere il controllo di Mediaset che è controllata dalla famiglia Berlusconi. Noi comunque certamente ottempereremo a quello che ci è chiesto e faremo il necessario».
Sulle partecipazioni detenute in Italia, Arnaud de Puyfontaine, a.d. di Vivendi, ha detto che «siamo diventati i primi azionisti in Telecom Italia per una posizione di lungo termine. Vivendi è al fianco di Telecom Italia» per potenziare il suo andamento, migliorato dopo l’arrivo di Flavio Cattaneo. «La nostra ambizione in Italia di creazione e distribuzione di contenuti resta immutata», ha continuato il manager.
Riferendosi al contenzioso per la quota detenuta in Mediaset, l’a.d. ha sottolineato che «il nostro dialogo non è partito sulle basi migliori ma spero in una soluzione costruttiva e perenne. L’ambizione verso l’Italia non è cambiata». Sul Biscione, ha aggiunto, «siamo dispiaciuti per come è iniziata: adesso c’è disaccordo e non abbiamo ancora trovato la giusta soluzione». Vivendi, ha chiarito de Puyfontaine, è «totalmente determinata a far valere le sue ragioni». In merito a un possibile dialogo con la famiglia Berlusconi, il manager ha preferito non rilasciare commenti perché c’è «un contenzioso in corso».
Italia Oggi