Si chiamerà Gedi Gruppo editoriale spa il nuovo polo editoriale che nascerà dalla fusione tra il gruppo L’Espresso di Repubblica e Itedi di Stampa e Secolo XIX. Lo ha scritto ieri nella lettera agli azionisti di Exor John Elkann, presidente della holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla il quotidiano piemontese e quello ligure, così come peraltro risulta dalla documentazione depositata dal gruppo presieduto da Carlo De Benedetti e guidato dall’a.d.
Monica Mondardini in vista dell’assemblea attesa in prima convocazione il prossimo 27 aprile. Assemblea che dovrà approvare non solo il bilancio al 31 dicembre scorso ma anche e soprattutto l’aumento di capitale da 80 milioni di euro in vista della fusione (vedere ItaliaOggi del 28/2/2017) e l’ampliamento del cda per il nuovo polo editoriale (da 11 a 14 membri) con l’ingresso di Elkann, Carlo Perrone (storico editore del Secolo XIX) e come consigliere indipendente con l’arrivo di Elena Ciallie, advisor con un passato tra gli altri in Goldman Sachs international e Citibank.
Nella lettera agli azionisti di Exor, inviata come d’abitudine prima dell’assemblea della holding per l’approvazione del bilancio, John Elkann scrive anche che «nel corso del 2017 le azioni della società risultante dall’integrazione saranno distribuite agli azionisti di Fca ed Exor diventerà il suo secondo più grande azionista». Però, secondo le previsioni, Cir avrà il 43,4% del nuovo conglomerato editoriale, Fca (ex Fiat) il 14,63% e Ital Press (famiglia Perrone) il 4,37%. Poi, Fca distribuirà per l’appunto ai suoi azionisti la sua quota ed Exor deterrà il 4,26% della nuova editrice. Quindi, da queste stime risulta che Exor sarà il terzo azionista di Gedi, motivo per cui si possono presagire arrotondamenti da parte della famiglia Elkann, almeno per arrivare alla posizione indicata e come punto di partenza per futuri equilibri aziendali. In particolare, Gedi (guidato dall’a.d. Mondardini e presieduto da De Benedetti), sempre secondo il presidente Exor, «avrà ricavi complessivi di circa 700 milioni di euro, una redditività tra le più alte del settore, non avrà debiti, avrà una diffusione media aggregata (carta+digitale) di circa 740 mila copie al giorno, più di 5,8 milioni di lettori e circa due milioni e mezzo di utenti digitali unici al giorno».
Nel mondo dell’editoria Elkann è impegnato come editore del settimanale britannico The Economist ed è stato azionista (come storicamente il nonno Giovanni Agnelli) della casa editrice Rcs-Corriere della Sera, che cita nella lettera agli azionisti: «Nel 2012, a causa di una combinazione fatta di cattiva gestione e di crisi nel settore dei quotidiani, Rcs era sull’orlo del fallimento. Per farvi fronte, Fca ha guidato un consorzio per fornire capitali necessari alla salvaguardia della società e, per il 2016 Rcs è tornata di nuovo in utile. Oggi Rcs è controllata e guidata da un imprenditore molto capace come Urbano Cairo, che con successo ha costruito e acquisito diverse società editoriali italiane. Urbano ha mostrato un serio interesse per Rcs, offrendo di comprare a un bel premio la società l’8 luglio 2016. Questo è stato un bene non solo per gli azionisti di Fca, ma anche per la stessa Rcs, che beneficerà del suo talento».
Il futuro dei giornali ai tempi del web, secondo Elkann? «Il mercato dell’informazione rimane ampio e sta crescendo; se si è capaci di fare informazione affidabile e di qualità, credo che si possa avere successo», ha chiosato il manager che non ha mancato una frecciata ai social network come Google, di recente al centro dello scandalo dei siti dai contenuti razzisti: «Credo che gli inserzionisti, in particolare le grandi aziende di beni di consumo, vorranno avere un controllo maggiore su dove andranno i loro annunci. Una maggiore consapevolezza nella spesa pubblicitaria che dovrebbe avvantaggiare le società editoriali serie».
di Marco A. Capisani, Italia Oggi