di Cesare Lanza
Scommettiamo che il M5S ha buone carte per affermarsi? Sarà inopportuno, sarà esagerato, ma mi ostino ormai da tanto tempo a simpatizzare per la creatura di Beppe Grillo e a sostenere le ragioni, tutt’altro che approssimative, dei principali esponenti del movimento. Vorrei puntualizzare, a scanso di malizie: 1) Ho incontrato qualche volta Beppe Grillo quando faceva il comico, ma da 20 anni lo vedo solo in tv. 2) Mi piacciono, ma non conosco, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Virginia Raggi. Ho sostenuto la sindaca di Roma nelle polemiche che l’hanno perseguitata, lei non si è mai degnata di mandarmi un sms. Meglio così! Ho scritto e ho detto che i grillini mi piacciono e li sostengo, ma non ho detto che voterò per loro. Perché, rispetto a loro, sono assai più disgustato: non voto dal 1994, faccio orgogliosamente parte di quella mezza Italia che non va più a votare, convinta che il voto non serva a niente, finché questo assurdo sistema resisterà. Si è visto il 4 dicembre, quando il risultato del referendum non è stato preso in considerazione. Al contrario! I grillini vengono aggrediti come se fossero malintenzionati pericolosi. Ad esempio, martedì sera nel programma di Giovanni Floris ho visto Di Battista in scena e ho pensato: «Che bel ministro sarebbe, che bel premier» (come Di Maio, che è più pacato). Ma quasi non lo lasciavano parlare. Massimo Giannini (stimabile per altri versi, ma il suo disprezzo era evidente), incalzava Dibba come se fosse responsabile di qualche reato, non una nuova voce politica da ascoltare. Preferisco sentire un giovane debuttante piuttosto che i vecchi arnesi che ci hanno rovinato. Quanto al voto, ne riparleremo.
di Cesare Lanza, La Verità