Ciorra: «per l’efficienza energetica è fondamentale la presenza nella Disneyland dei creativi». Avviata una collaborazione con Poste Italiane
«Un’auto parcheggiata è una batteria che può essere usata per stabilizzare la rete elettrica». Parte da questo esempio Ernesto Ciorra, responsabile Innovazione e sostenibilità di Enel, per spiegare quello che sta accadendo nel mondo dell’energia (ma non solo) per effetto dell’innovazione tecnologica, e che sta trasformando il modello di business. Parla di disruption, cioè di rottura. Ed è lo stesso concetto che usa Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel green power, per presentare il nuovo Innovation Hub in partnership con l’acceleratore dell’Università di Berkeley (prima collaborazione con una multinazionale).
«Nei mercati maturi — spiega Venturini — le aziende tradizionali devono cominciare a fare cose differenti». L’obiettivo dell’hub è «trasformare l’idea in nuova tecnologia e quindi in business model». Ovvero individuare le start up che collaboreranno con Enel per lo sviluppo di progetti commerciali negli Stati Uniti e a livello internazionale, «contribuendo così a far crescere la nostra leadership — ha aggiunto Venturini — nella diffusione delle energie rinnovabili in tutto il mondo».
La produzione di elettricità resta per il momento l’attività principale delle multiutility, però affiancata da una crescente offerta di servizi sempre più legati a Internet. Non è un caso se il Ceo dell’Enel Francesco Starace ha destinato 4,7 miliardi di euro (sui 21 di investimenti del piano 2016-2019) per rendere digitali gli asset: reti intelligenti, internet delle cose, mobilità elettrica. È stata anche creata una nuova divisione Digital. L’hub in California arriva dopo quello inaugurato lo scorso luglio a Tel Aviv e si affianca all’iniziativa Energy Start che opera in Brasile e in Cile. Ma la presenza nella Silicon Valley ha un significato diverso. «È la Disneyland dell’innovazione — spiega Ciorra —. Essere qui è fondamentale per chi vuole creare collaborazioni sull’efficienza energetica e sulla mobilità elettrica». Il modello scelto da Enel è l’open innovation: «Mettiamo a disposizione i nostri hub e il know how anche ad altre aziende italiane di medie e grandi dimensioni — prosegue Ciorra — per avviare attività di innovazione e creare sinergie con nostri progetti. A giorni firmeremo una collaborazione con Poste. C’è un dialogo anche con Trenitalia e Fca. A2A è venuta a Tel Aviv, dove stiamo lavorando sulla cyber security».
Le start up ospitate dall’hub californiano saranno selezionate in base alle priorità tecnologiche e di business di Enel e con l’aiuto dell’acceleratore dell’Università di Berkeley riceveranno un supporto tecnologico e di risorse umane per arrivare sul mercato nel minor tempo possibile, anche grazie all’accesso a una rete di fondi di venture capital. Un modello già sperimentato da Enel, che nel 2015 ha investito 76 milioni di euro in 250 progetti di ricerca e innovazione, stringendo partnership con 13 start up. È il caso di Ultrasolar, che andrà sul mercato il prossimo anno e che produce ottimizzatori di potenza quantistici che permettono di accrescere la potenza estratta dai moduli fotovoltaici. Oppure il caso di Nuvve, che fa parte di un consorzio con Enel e Nissan e fornisce la tecnologia necessaria al servizio vehicle-to-grid già operativo in Danimarca e Regno Unito: i proprietari di auto elettriche possono immettere l’energia immagazzinata in rete contribuendo al suo bilanciamento.
Francesca Basso, il Corriere della Sera