di Ettore Martinelli
Parole usate a casaccio riempiono la bocca dei politicanti. Come tre carte, su un tavolo verde improvvisato in Stazione Centrale a Milano, pure le parole possono abbindolare. Tre carte da ramino e tre possibilità a chi sta passando in quel momento: abboccare l’esca attratti da una vincita impossibile, affrettarsi verso i binari o fermarsi a guardare, un po’ come gli anziani i lavori in corso. Il mazziere spera di far giornata, continua ad agitare il mazzo. Cambia il mazziere e il gioco si fa pericoloso, passa nelle mani del Governo, via le carte le regole cambiano. Inizia un monologo di parole impertinenti, non c’è scampo per nessuno. Siamo costretti a tornare al tavolo e vedere al buio, il Governo ha due parole: ‘responsabilità’ e ‘stabilità’. Ecco le due parole per noi, sono un due di picche girato al paese. Non scopre altro, bleffa, vince e non convince. Dirlo è un azzardo, un’offesa, si impermalosisce. Tempestivamente parole altisonanti, stravolte nel significato, prendono fiato. Il copione, studiato diligentemente, concede svariate sfumature alle frasi, ma nulla al tono delle stesse: impetuoso, la litania deve comunque allarmare. Guai a dimenticare la parte a memoria, si rischia la poltrona. Quindi si reciti il brano senza improvvisare: ‘la situazione è estremamente grave, occorre stabilità e ciascuno si assuma le sue responsabilità e … bla…bla…bla…’ (il bla, bla, bla a piacere).
Perfetto, d’accordo, le parole hanno un significato.
La stabilità è una condizione necessaria per il Paese, ed è fondamentale per resistere alle perturbazioni in grado di far crollare il sistema, come vorrebbero i burattinai. Non si può prescindere dal senso di responsabilità di una carica elettiva, nei confronti degli elettori, del sistema costituzionale.
Responsabilità e stabilità, convincente, bravi! Sorge il dubbio che ciò sia solo ‘virtualmente’ , non virtuosamente. Le virtù mettono in luce capacità morali e materiali evidenti, reali. Il virtuale è solo in potenza, non esiste ma insiste. Il dubbio svanisce: abbiamo un Governo surreale dal pericolo reale.
Distrae da quel che accade, dalla realtà, quella vera. Responsabilità e stabilità sono parole che riguardano il Governo, va detto. La responsabilità di perdurare stabilmente al potere, comunque. Una imposizione, inconsistente e fittizia, in grado di condizionare la realtà di milioni in carne ed ossa. Un’unica preoccupazione quotidiana, un’ansia da prestazione non richiesta: il timore che si sveli il trucco, il gioco di parole pericoloso, meschino e triste, congegnato a spregio di intelligenza, contesto e verità. Così non si fa, non è leale, si gioca sporco. Un Governo deve possedere legittimazione democratica. Né Letta, né Renzi né Gentiloni l’hanno avuta. Il Parlamento, che oltre a conferire la fiducia all’esecutivo detta le regole a cui devono sottostare tutti, è composto da nominati contro la legge fondante, contro la Costituzione. Con che autorevolezza si può presentare un Governo che tira a campare anche contro la Costituzione? L’esempio che dà chi comanda, potrebbe portare alla disobbedienza, e disobbedire non e’ dei virtuosi, non si deve. Ma il potere non può sfruttare la civiltà di un popolo, relegandolo ad un collettivo di sudditi (con monarchi per nulla illuminati).
Le risposte di cui l’Italia ha bisogno, le esigenze dei lavoratori precari, di quelli sfruttati, dei disoccupati, delle imprese senza accesso al credito e martoriate dalle imposte, la sopravvivenza di molti anziani abbandonati a se stessi, ecc. ecc., non possono attendere. Un governo responsabile, si occuperebbe di ciò che impedisce la ripresa economica e sociale di una nazione, soffocata dalla costante impennata dell’indebitamento pubblico e da molteplici incertezze tutt’altro che marginali.
Nessuna preoccupazione oltre la loro, conviene il governo surreale.
Per il Governo non c’è assoluzione, il peccato e’ originale (o originario). Passano i giorni, il tempo è solo perso, in una ricreazione infinita. Si faccia suonare la campanella, smettano di passarsela. Sarà mica il tre? Che siano 3 carte o 3 campanelle…mai ‘na gioia!
La stabilità di un Paese, non è questione di forma. Un governo sempre e comunque, uno qualsiasi, basta che sia, non garantisce alcuna stabilità. L’imperativo è non ricorrere alle elezioni anticipate, e perché non posticiparle allora? La stabilità è solo quella che può motivare il Paese, nella sostanza, nella realtà, non nei congressi di partiti convocati per rese dei conti propri.
In natura non esiste nulla di virtuale in grado di risolvere questioni vere.
I burattinai di questo squallido teatrino – anche d’oltralpe – , non possono che rallegrarsene. Da uno spauracchio all’altro, per tutti il più fresco, ‘se vince il no al referendum arriverà il diluvio universale’, si creano le condizioni utili ai conquistatori alle porte, e ai loro alleati, che si confondono tra noi. Solo una reale visione sul futuro può emanciparci. Se ogni anno cambiassimo governo, ma nel contempo licenziassimo gli sfaticati e i parassiti, togliessimo un grado di giudizio, imponessimo 180 giorni per concludere qualsiasi procedimento amministrativo, la lotta alle mafie e agli evasori fosse seria e strategicamente fatta e …
I burattinai sarebbero preoccupati, potremmo non essere più ciò che vogliono: meravigliosa terra di conquista. Dobbiamo deluderli, siamo ancora in tempo.
Ettore Martinelli, La Verità