L’amministratore delegato Nagel: «Con Bolloré e Unicredit rapporti particolarmente proficui». Mediobanca ha confermato che dismetterà il 3% di Generali nell’arco del piano, quindi entro il 2019, e resterà azionista con il 10%
Utile netto in crescita del 30% a 418 milioni di euro, ricavi ai massimi storici a 1,07 miliardi (+6%), risultato operativo in progresso del 14% a 425 milioni. Sono i conti del primo semestre dell’esercizio 2016-2017 del gruppo Mediobanca, che ha registrato un costo del rischio in calo di 34 punti base a 102 punti base, ai livelli pre crisi e un miglioramento del Texas Ratio al 15%. Il margine di interesse cresce del 5% a 636 milioni, trainato dal credito al consumo (+13% a 408mln) che è pari al 65% del margine di gruppo. Le commissioni nette salgono del 4% a 237 milioni grazie al maggior contributo del Wealth Management (+43% a 90 milioni) che, consolidando le acquisizioni di Barclays e Cairn Capital, produce circa il 40% delle commissioni del gruppo.
I costi
I costi sono pressoché stabili su base omogenea (+1,2%) e crescono del 10,4% a 464 milioni di riflesso al consolidamento delle società acquisite. A livello divisionale, spicca Compass con un utile netto di 123 milioni di euro (+75%), miglior risultato semestrale di sempre della società di credito al consumo. Il Principal Investing segna un utile di 242 milioni (+5%), con un apporto quasi invariato da Generali a 134,7 milioni da 138,4 milioni. A livello patrimoniale l’indice Cet1 «phase-in» migliora al 12,3% dal 12,08% al 30 giugno scorso e il Total Capital Ratio sale al 15,74% da 15,27%.
I soci
Nel corso della presentazione dei risultati l’amministratore delegato Alberto Nagel, interpellato sulla partecipazione di Vincent Bolloré e di Unicredit e su un loro eventuale disimpegno, ha spiegato di non avere «assolutamente indicazioni in tal senso, anzi. I rapporti sono particolarmente proficui», ha detto. Nagel ha dapprima risposto circa l’ipotesi che Vincent Bolloré possa disimpegnarsi da Mediobanca, nell’ambito dell’operazione su Mediaset. «Non ho assolutamente indicazioni in tal senso, anzi al contrario — ha spiegato —. Come ho sempre detto, Mediobanca non si schiera con nessun socio in particolare in operazioni che riguardino loro stessi. La mia valutazione come uomo di investiment banking è che operazioni di concentrazione vanno fatte in maniera amichevole e concordata, perché la statistica dice che operazioni non concordate sono molto più costose e hanno un rischio di esecuzione molto più elevato. Il mio è un consiglio e un’osservazione tecnica». Il ceo di Mediobanca ha ribadito la stessa valutazione anche su Unicredit: «Non abbiamo segnali di disimpegno — ha risposto al riguardo —. Al contrario, anche con Unicredit, con il quale intratteniamo dei rapporti anche professionali, come si vede dall’operazione che è in corso, particolarmente proficui».
La quota in Generali
Mediobanca ha confermato che dismetterà il 3% di Generali nell’arco del piano, quindi entro il 2019, e resterà azionista con il 10%, quota che dà un importante contributo a utili e dividendi. Nagel, rispondendo a una domanda sul recente interessamento di Intesa Sanpaolo per Generali, ha spiegato che l’istituto di Piazzetta Cuccia resta «coerente con quanto deliberato nel piano. Mediobanca procederà a dismettere un 3% di Generali da qui al 30 giugno 2019 e conserverà un 10% residuo che è fonte di utile per azione e dividendo per azione importante». Ha poi ricordato che Mediobanca ha sempre accompagnato lo sviluppo di Generali che ha fatto oltre 20 miliardi di acquisizioni, da Ina a Toro Assicurazioni e ad Alleanza.
Il Corriere della Sera