I numeri sugli incassi delle Entrate hanno battuto le attese di oltre 2 miliardi. Per convinzione o per paura, i cittadini pagano: serve ancora tempo per verificare che sia un cambio di passo strutturale, intanto l’Erario incassa il suo dividendo
Che gli italiani abbiano cominciato a pagare le tasse? L’interrogativo è d’obbligo perché potrebbero essere molti gli argomenti che testimoniano la persistenza di una radicata evasione fiscale che supera i 100 miliardi. Ma fatta questa premessa i dati boom presentati nella Sala Ciampi di Via Venti Settembre da Pier Carlo Padoan e dalla direttrice dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, avvertono che qualcosa sta cambiando. Per convinzione o per paura, per compliance, come dicono gli esperti di fisco quando vogliono indicare l’adempimento spontaneo dei contribuenti, gli abitanti della Penisola stanno pagando di più. Un dato chiave lo ha fornito il ministro dell’Economia quando ha annunciato che il gettito complessivo delle tasse è aumentato nel 2016 del 3,1 per cento rispetto all’anno precedente, superando i 450 miliardi. Una crescita superiore all’incremento del Pil nominale e che avviene nonostante una riduzione (o mancato incremento di tasse) di 23,5 miliardi.
La lotta all’evasione ha prodotto risultati assai evidenti: i dati del 2016 dicono che il recupero è stato di 19 miliardi (ben 2 in più rispetto a quanto ci si aspettava fino a qualche settimana fa) e il 28 per cento in più rispetto ai 14,9 miliardi, già record nel 2015. Dentro c’è un mix di azioni che vanno dalla pratica del fisco dal “volto umano, sottolineato da Padoan, e dalla deterrenza dell’attività di controllo-repressione che, come ha osservato Rossella Orlandi, dà matematicamente un aumento di gettito.
Alcuni contribuenti, sembrano dire i dati, vanno presi con le cattive e repressi duramente: e 6,4 miliardi vengono da una attività di puro controllo. Ad altri vanno trovate delle vie di uscita, per emendarsi dalle colpe commesse: in questo caso la voluntary disclosure che ha portato nel 2016 un gettito di 4,1 miliardi dal rientro dei capitali illegalmente esportati all’estero, ha funzionato. Altri italiani vanno spaventati, ma anche accompagnati per mano, trascinandoli come si fa con i bambini che non vogliono andare a scuola. In questo caso l’operazione-lettere messa in campo da Rossella Orlandi è stata un successo: ha spedito 500 mila lettere ai contribuenti che avevano sbagliato, per dolo, colpa o distrazione, vari adempimenti fiscali, moltissimi hanno risposto e si sono corretti (nel caso dell’omesso versamento Iva addirittura il 72 per cento). Incasso dell’operazione: 500 milioni. Altre volte basta trovare gli accorgimenti tecnici giusti: che il canone Rai fosse fortemente evaso in Italia era diventato quasi un luogo comune, è bastato inserire il pagamento nella bolletta della luce e sono emersi 500 milioni di gettito in più.
Se ci troviamo di fronte ad un risultato “strutturale”, come Padoan definisce gli effetti delle riforme che modificano i comportamenti, è presto per dirlo. Come è difficile intestare con precisione i meriti. Certo è che qualcosa sta cambiando e piace pensare che una parte di italiani cominci a dar ragione a Tommaso Padoa-Schioppa che anni fa, in solitudine, disse che pagare le tasse era una cosa bella perché le imposte sono un modo civile di contribuire ai servizi pubblici.
La Repubblica