I conti del semestre luglio-dicembre 2016. Dalla Rai 60 mln per i diritti tv delle Olimpiadi di Rio. Gli abbonati salgono a quota 4,8 mln. Aumenta la raccolta
di Claudio Plazzotta, ItaliaOggi
Sky Italia ha incassato 60 milioni di euro dalla rivendita dei diritti tv delle Olimpiadi di Rio in Italia alla Rai. Un’ottima operazione (queste manifestazioni sono un vero disastro per i bilanci di qualunque broadcaster tv) che ha dato ulteriore impulso ai buoni conti della media company guidata dall’a.d.
Andrea Zappia nel semestre luglio-dicembre 2016: ricavi a 1,434 miliardi di euro (+9% rispetto allo stesso semestre del 2015, +4% a basi omogenee, escludendo i ricavi una tantum di Rio), di cui 126,44 milioni di euro da raccolta pubblicitaria (in netta crescita sul 2015 e con un +14% nell’ultimo trimestre ottobre-dicembre 2016), 1,189 miliardi di euro dagli abbonamenti (gli abbonati sono saliti a quota 4,809 milioni, 45 mila in più nell’ultimo trimestre) e 67,3 milioni di euro dalla vendita di programmi e contenuti a terzi.
I costi di Sky Italia nel semestre, invece, sono a quota 1,352 miliardi di euro, con un ebitda pari a 164 milioni di euro e un risultato operativo di 81,2 milioni di euro. Anche il churn (tasso di abbandono degli abbonati) è sceso al 9,5% (era al 9,9%) mentre l’arpu (ricavi medi mensili per abbonato) resta stabile a 42 euro.
Insomma, fino a livello di risultato operativo solo dati positivi per Sky Italia, che poi però fa sempre una certa fatica a trasformare tutto questo in utili, all’ultima riga del bilancio, e quindi in dividendi per gli azionisti di Sky Plc, che presto saranno assorbiti al 100% da 21st Century Fox. C’è pure un piccolo smacco, con il sorpasso di Sky Germania e Austria in fatto di abbonati: ora sono 4.857.000, e con una crescita di 231 mila unità superano, appunto, i 4.809.000 Sky Italia. Il business tedesco, tuttavia, rimane con un risultato operativo negativo e con un arpu basso, a quota 35 euro.
Nel Regno Unito il semestre di Sky si chiude con un risultato operativo monstre pari a 719 milioni di euro, in calo, tuttavia, a causa soprattutto dell’incremento di costi sopportati da Sky Uk per i diritti tv della Premier league di calcio (364 milioni di euro di costi in più nel solo semestre in questione). Proprio per questo il gruppo Sky Plc guidato da Jeremy Darroch ha avviato razionalizzazioni che già nel primo semestre del nuovo esercizio hanno portato a risparmi per 232 milioni di euro. E in questa ottica vanno lette pure le recenti decisioni di Sky Italia in merito agli esuberi e ai trasferimenti dagli uffici di Roma alla sede centrale di Milano, e anche le tensioni tra Sky Uk e Discovery che dovrebbero portare a una rottura e, dalla fine di gennaio, alla eliminazione dai canali Discovery dalla piattaforma pay di Sky nel Regno Unito.
I litigi tra Discovery e Sky Oltremanica lasciano spazio alle indiscrezioni circa possibili repliche sul mercato italiano. Ma sono indiscrezioni prive di alcun fondamento.
Nel Regno Unito il modello di business di Discovery è tutto pay, e i suoi canali, compresi quelli di Eurosport, sono su Sky Uk ma pure su altre piattaforme a pagamento. In Germania, invece, i canali di Eurosport sono in chiaro e i diritti per le Olimpiadi (il gruppo Discovery communications ha investito 1,3 miliardi di euro per i diritti esclusivi di trasmissione delle Olimpiadi dal 2018 al 2024, due edizioni invernali e due estive, per la tv in chiaro, la pay tv, il web e il mobile su 50 paesi e territori europei) non saranno ceduti ad altre piattaforme pay o free.
In Italia il business di Discovery è fondamentalmente nella tv in chiaro, è basato sulla raccolta pubblicitaria, per un gruppo che fattura circa 200 milioni di euro. Impensabile che possa competere nelle aste per i diritti di tv della Serie A di calcio per i pacchetti pesanti, quelli da 300, 400, o 500 milioni di euro all’anno. Al limite parteciperà all’asta per pacchetti minori, piccole esclusive (come ha fatto in Germania, dove si è aggiudicato il pacchetto con un solo match in chiaro in esclusiva) con investimenti nell’ordine delle poche decine di milioni di euro all’anno. Escluse, quindi, rotture con Sky Italia e operazioni in stretta sinergia con Mediaset Premium. In sostanza il gruppo Discovery è solo parzialmente interessato alle aste su diritti tv domestici, mentre può essere molto più attento alle aste su diritti pan-europei, da fare fruttare in vari paesi con parecchie sinergie. Quelli per la Champions league di calcio, ad esempio.