Il marchio di lusso dona alla capitale l’opera Foglie di pietra di Giuseppe Penone
L’a.d. Beccari: così rafforziamo la nostra immagine
di Gianfranco Ferroni, ItaliaOggi
«Fendi è nato a Roma e ci teniamo che il privato faccia qualcosa per questa città straordinaria»: l’amministratore delegato e presidente di Fendi, Pietro Beccari, indossa la veste del mecenate presentando la mostra «Matrice» dell’artista Giuseppe Penone, negli spazi metafisici del Palazzo della Civiltà Italiana, nel quartiere romano dell’Eur.
E donando alla capitale una grande scultura dell’artista piemontese, classe 1947, che verrà installata nel centro della città, davanti a Palazzo Fendi, a largo Goldoni, nella prossima primavera. Un vanto per la maison Fendi, che fa parte del gruppo Lvmh, e per la capitale.
Così, dopo Triumphs and Laments di William Kentridge sugli argini del Tevere, Roma accoglierà un’altra importante opera d’arte contemporanea, intitolata Foglie di pietra. Per il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, si tratta di «una felice collaborazione tra pubblico e privato che contribuirà certamente a definire nel nostro Paese un’identità anche su temi contemporanei». Con questo obiettivo, la direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane, in linea con l’obiettivo di promuovere l’arte italiana contemporanea, ha seguito il progetto in ogni sua fase, di concerto con Roma Capitale e Fendi. E una commissione mista ha approvato il progetto dell’opera.
A ItaliaOggi, Beccari afferma: «Ho vissuto all’estero diciotto anni e sono ritornato a Roma, e ho scoperto questa città. Io sono di Parma, ho vissuto a New York, a Düsseldorf, e ho detto “possiamo far qualche cosa per questa città che nello stesso tempo faccia bene a Fendi”. Perché diciamolo: non è che siamo proprio solo altruisti. Il fatto di legare Fendi alla città ci aiuta anche dal punto di vista di far sognare i turisti che vengono a Roma, c’è un’associazione positiva con l’arte di vivere italiana, con la dolce vita. E quindi, diciamo che questo investimento è sicuramente un atto di mecenatismo, ma c’è anche un atto di rafforzamento di quella che è la nostra immagine». Beccari è convinto che la cultura può essere un formidabile traino per le attività del settore della moda, e ha pronte altre iniziative: «Tra il Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur e il Palazzo Fendi in centro, la Fontana di Trevi restaurata, ci siamo dati da fare in questi quattro anni, non sarà l’ultima delle sorprese che avrete», dice indicando i lavori di Penone.
La mostra allestita nelle sale di quello che nella capitale viene definito come il «Colosseo quadrato» prende il titolo da una delle opere più spettacolari di Penone, «Matrice», del 2015: una scultura lunga trenta metri in cui un tronco di abete è stato scavato seguendo un anello di crescita, portando così in superficie il passato dell’albero, la sua storia e le sue trasformazioni attraverso il tempo. E nel legno di abete è incastonata una forma di bronzo che sembra raggelare il flusso di vita della natura. Come molte opere di Penone, anche questa rivela l’interesse dell’artista nei confronti del rapporto tra tempo e natura e, metaforicamente, tra natura, umanità e caducità.
Penone ha esposto nei musei e nelle rassegne internazionali più famose, da Documenta alla Biennale di Venezia. Le sue opere sono conservate nelle collezioni di Tate Gallery a Londra, nel Metropolitan Museum e nel Museo d’Arte Moderna di New York, nel centro Georges Pompidou di Parigi, nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e nel Maxxi di Roma. Nel 2014 Penone ha vinto il Premium Imperiale, e nell’anno precedente è stato l’unico artista italiano a esporre nella reggia di Versailles.