Pier Carlo Padoan è un genio a scoppio ritardato. Capisce i problemi venti anni dopo che si sono creati e trova delle soluzioni che altri hanno già scoperto. Ecco perché lo hanno nominato ministro dell’ Economia: sapevano e sanno che non corre il rischio di rendersi utile al Paese, essendo invece utilissimo a lorsignori, banchieri e sfruttatori di banche dei quali, infatti, si guarda dal fare i nomi. In pratica è come un prete confessore: dice i peccati ma non rivela i peccatori.
Uno più bravo di lui nel difendere gli interessi e la reputazione dei bidonisti del Monte dei Paschi non esiste. Non bastasse, è unico anche nell’ arte sopraffina di strizzare le tasche dei cittadini comuni per saldare i debiti dei suddetti bidonisti. Se egli insiste su questa strada maestra non gli negheranno il Nobel per l’ economia riconoscendogli così il merito di aver contribuito con destrezza ad arricchire i ricchi e a impoverire i poveri. L’ attuale governo si giova in modo spettacolare delle idee di Padoan e le applica alla lettera. Pensate che in venti minuti venti – record mondiale di velocità in campo istituzionale – l’ esecutivo ha reperito 8 miliardi da girare al Monte (di debiti) che i dirigenti e i funzionari del medesimo utilizzeranno per tamponare i buchi di bilancio da loro stessi provocati. Otto miliardi prelevati dalle casse dello Stato, che poi sono nostre, e regalati a manigoldi e furfanti che il ministro, confermando di essere geniale, definisce “sfortunati” e pertanto è fermamente deciso a secretarne l’ identità.
Operazione meravigliosa i cui principi andrebbero estesi anche per quanto attiene ad altri reati contro il patrimonio. Se un malvivente ti rapina un pacco di soldi non deve essere processato né sputtanato sul giornale qualora si tratti di persona sfortunata, magari perché da bambino perse la mamma.
Padoan è rimasto al 1968 quando i cretinetti di sinistra erano convinti che se uno diventava ladro non era colpa sua, ma della società cattiva. Serve aggiungere che il ministro distingue sottilmente: gli abbienti che fottono le banche sono scalognati e vanno perdonati, mentre gli indigenti che non pagano le ultime tre o quattro rate di mutuo, perché hanno perso il lavoro, sono degli idioti cui va subito sequestrata la casa ipotecata. Questa è la sensibilità sociale dei progressisti alla moda, quelli che accolgono i profughi, specialmente se neri e islamici, e lasciano crepare di freddo e di fame i nostri clochard. Segnalo che a Milano su dieci immobili popolari, otto vengono assegnati a extracomunitari. Domanda: siamo buoni o stupidi? Decidete voi, cari lettori. E proseguo nella narrazione delle prodezze di Padoan.
Un paio di giorni orsono costui, commentando l’ allarme lanciato dal Fondo Monetario circa la situazione dell’ Italia, sempre più precaria e bisognevole di altre spremute fiscali, ha dichiarato papale papale che l’ unica speranza di salvezza del nostro Paese è la crescita. Una crescita che non c’ è da anni benché auspicata ogni due per tre da qualunque governo. Puntiamo sulla crescita è ormai un mantra ripetuto fino alla nausea da chiunque si occupi di cosa pubblica. Ne ho piene le orecchie di questa frase che ascolto da anni e anni e il cui contenuto non si concretizza mai. Addirittura ieri ho letto notizie da brivido in proposito: noi miseri tapini ultimamente siamo cresciuti cinque volte meno rispetto alle principali nazioni. Perché tutti vanno avanti tranne gli italiani?
La risposta è ovvia ma nessuno la pronuncia, tantomeno coloro che, vista la posizione che occupano, avrebbero l’ obbligo di fornirla, cioè i governanti. I quali fingono di non sapere che da queste parti l’ impresa non è affatto gradita, ma considerata degna di gravi punizioni in quanto espressione di iniquità. La penisola è ostile alle attività produttive che non godono di buona fama, essendo vissute come fonti di sfruttamento dell’ uomo sull’ uomo, intente a guadagnare smisuratamente sugli operai e affini, proiettate in sintesi ad accumulare denaro non solo sulle spalle dei lavoratori, ma anche frodando il fisco.
Le aziende sono giudicate nemiche e i padroni delle medesime vengono ancora dipinti quali pescecani, pronti a qualsiasi nefandezza pur di accumulare quattrini. Il comunismo è morto ma la mentalità comunista è tuttora viva. Perfino le partite Iva sono malviste quasi che i titolari delle medesime fossero costituzionalmente degli evasori e quindi nemici del popolo.
In Italia gli imprenditori sono equiparati a criminali, gente egoista che frega il prossimo. Cosicché è sottoposta a indagini, perseguita e perseguitata dallo Stato attraverso una tassazione vessatoria, dai sindacati, dalla burocrazia e dagli stessi dipendenti che identificano nei padroni il peggiore avversario. E non parliamo della giustizia, lenta e inefficiente. Fatale che le aziende si trasferiscano all’ estero dove sono accolte con favore e coccolate.
Anche Del Vecchio ha tolto le tende, lui che si è rivelato da tempo un dio degli affari. La Fiat è fuggita da lustri da Torino e si è stabilita negli Usa e in Olanda. I piccoli smammano e delocalizzano. Qui rimangono i più sfigati e intanto meditano di espatriare sottraendosi così alle grinfie di Equitalia e similari e di Landini e soci.
Scusate, ma se le premesse sono queste, come possono immaginare Padoan e combriccola che il Paese cresca? Indubbiamente qualcosa cresce: la nausea, la sfiducia, lo schifo. Ma l’ economia non andrà a ramengo perché a ramengo ci è già andata. Ce l’ hanno inviata gli italiani e i loro stolti rappresentanti.
di Vittorio Feltri, Libero Quotidiano