di Cesare Lanza
Scommettiamo che il campionato del mondo a 48 squadre farà molto bene al gioco del calcio? Ho ricevuto una bella lettera dal signor Tullio Bologna di Vigevano: «Caro Lanza, la leggo con immutato gusto e apprezzo il suo coraggio di lasciarsi andare a dei pronostici. Che ne dice di scommettere che l’idea di portare le squadre per i mondiali dal 2026 a 48 renderà perlomeno elefantiaca la manifestazione?». Mi dispiace di non poter dare ragione al nostro lettore: romanticamente, infatti, la penso come lui. Ma bisogna fare i conti con la realtà. Il gioco del calcio è diffuso, e popolarissimo, oggi, soprattutto in Europa e in Sud America. E la scelta di portare il mondiale (che si disputa ogni quattro anni) a 48 nazionali partecipanti nasce, sinteticamente, da due motivazioni. La prima: attualmente le squadre sono 32, l’ammissione di 16 in più significa estendere la passione per il football all’Asia, all’Africa nonché al Centro e al Nord America, dove già da molti anni si colgono segni concreti d’interesse e di iniziative. Basti pensare ai Paesi arabi, proprietari di club importanti, da molto tempo, in Inghilterra e Francia. E, soprattutto, al fenomeno recente della Cina, che si è impossessata di Milan e Inter e ingaggia, a cifre sbalorditive, allenatori e calciatori europei, per i suoi tornei. La seconda, conseguente, motivazione è di natura economica: si prevede, grazie alla televisione, un incasso di un miliardo di dollari in più, un utile di più di 600 milioni. Ed è il denaro, piaccia o no, che muove il mondo. In questo caso, finché gli ascolti televisivi reggeranno botta…
Cesare Lanza, La Verità