di Ettore Martinelli
Essere o definirsi europei, ahinoi, può non significare nulla. Anzi, non vuol dire proprio nulla a meno che non si condividano talune premesse. Nessun dogma ovviamente, ma occorre chiarirsi in premessa sull’oggetto ”del contendere”. In particolare il riferimento è a quelle (premesse) storiche e culturali su cui non si può ne’ fingere ne’ blaterare. Si deve essere seri per ragionare in maniera sensata e senza infingimenti attorno la nostra identità europea. Oggigiorno ‘Europa’ e ‘europei’ sono un insieme di lettere che compongono parole vuote. Per provare a riconferire loro significato, un tentativo permane. Infatti, indipendentemente da ciò che si possa ritenere opportuno enunciare nelle Carte e nei Trattati europei, le radici il Vecchio Continente le ha e di che tinta! Ma il fatto che le possegga, che regga su radici autentiche, non è sufficiente a farci comprendere da quali premesse si debba prender le mosse. In primis, quindi, occorre essere consapevoli della storia che ci riguarda, giusta o ingiusta la si valuti. Da ciò, ossia dall’irrilevanza da conferire alle svariate sensibilità personali, deriva la necessità di sgombrare la questione dalle opinioni che, per l’appunto, pur se legittime non possono pretendere di mutare la realtà. Va da se che chiunque ha la libertà di pensare quello che crede (in Europa non ovunque) ma occorre partire da ciò che è vero piaccia o non piaccia. L’Europa esiste da migliaia di anni e poggia su fondamenta certe ancorché oggi traballanti. Non sarebbe intellettualmente onesto disconoscere la rilevanza della tradizione giudaico-cristiana, del diritto romano e dell’illuminismo sull’Europa nonché sugli europei. Di certo, anche altro ha condizionato la nostra esperienza, ma non può essere confutata la portata decisiva di cristianesimo, diritto romano e illuminismo sul nostro continente. È bene chiarire come siano più che altro gli usi e i costumi a connotare un popolo rendendolo diverso dagli altri. Magari non migliore ma senz’altro diverso, con buona pace della globalizzazione. Non disponiamo della nostra identità ne’ della nostra storia che non deve essere relativizzata all’abbisogna. Il valore che in Europa ha portata universale e oggi merita attenzione e declinazione appropriata è la tolleranza, insieme all’inclusione sociale e culturale del diverso. Diverso che può presentarsi meglio o peggio di noi ma che se è diverso è innanzitutto diverso. Da chi? Da noi? Ma noi chi siamo? Sicuramente europei e se da tali non ci comportiamo e comporteremo, non lo siamo e di certo non lo saremo. Per un europeo non può andare bene tutto e non possono andare bene tutti. Le libertà personali, i diritti civili e il senso del dovere verso se stessi e gli altri che l’europeo ha oramai sotto e sopra pelle, non sono negoziabili. Nessuno può metterceli in discussione. La propaganda dei politicanti non salverà l’Europa provenga da vergognosi razzisti piuttosto che da imbarazzanti buonisti. E allora parlare di invasioni, espulsioni, casa nostra, casa loro, così tanto per aprir bocca non è da Europei. Condizionare invece ogni analisi sociale e qualunque decisione politica sui flussi migratori, alla concreta accettazione dei nostri valori culturali e della nostra storia da parte degli interessati, è essere europei che per secoli ha significato essere migliori. Piaccia o non piaccia.
La Verità, Ettore Martinelli