Brisighella, una storia di forti tradizioni
PER PRIMI, motivi sentimentali, come lo scioglilingua che recitava mio padre:«Se vuoi vedere la bella romagnola/ vai a Brisighella o Cotignola/ Se vuoi vedere la romagnola bella/ vai a Cotognola o Brisighella». Poi il lato familiare comprese le prime mangiate di pesce sul molo di Cesenatico che facevo da ragazzino con la mia mamma e il mio fratellino scappando da un papà meraviglioso ma gastronomicamente accidioso. Poi, la svolta professionale. Castrocaro Terme ospitava nel 1977 il mio primo congresso dei sommelier, conosti di spicco come Franco Colombani e Dino Boscarato che facevano, tra Maleo e Mestre, la storia della ristorazione italiana. Cesare Lanza, direttore del Corriere d’Informazione, mi obbligava a creare la critica ai ristoranti con il coraggioso “faccino nero” al locale pessimo della settimanale. Alla Frasca di Gianfranco Bolognesi, accanto al segretario dei sommelier, Franco Tommaso Marchi, Remy Krug e io quasi ci ubriacavamo. A Brisighella Nerio e Tarcisio Raccagni nel loro indimentiicabile ristorante Gigiolè inventavano il miele accostato ai formaggi. L’Italia cominciava a imparare a mangiare, a bere, a degustare. A Milano nelle enoteche Solci e N’Ombra de Vin o dai Fratelli Brovelli, a Ponte San Pietro (Bergamo) da Italo Castelletti, a Roma da Marco Trimani. Da Brescia Silvano Sigfrido Samaroli faceva conoscere i grandi distillati. La nuova cucina voleva dire a Milano Gualtiero Marchesi, a Cassinetta di Lugagnano l’Antica Osteria del Ponte, ad Imola il San Domenico, a Firenze l’Enoteca Pinchiorri. A Milano l’ambasciatore dell’olio di qualità era l’ex ristoratore e sommelier Toni Cuman, tra i protagonisti di una geniale clamorosa degustazione di vini all’Associazione Enotecnici che aveva messo sotto accusa prodotti scadenti o mal conservati. Nei mitici Anni Settanta Toni Cuman girava con le bottiglie di un olio che, senza che ce ne accorgessimo, stava facendo la storia della gastronomia italiana. Veniva dalle colline di Brisighella. Qui un gruppo di coltivatori aveva dato vita alla “C.A.B. Cooperativa Agricola Brisighellese”, inaugurando un frantoio comune. Si lanciava in Italia il Brisighello, il Nobil Drupa, nomi di fantasia e di successo di oli extravergine che univano (e uniscono ancora oggi) forza, struttura, vigore, sapore ma anche eleganza ed equilibrio. Oggi la C.A.B. raccoglie il 90% dei produttori della zona e conta 300 coltivatori e conferitori: il lavoro di 300 famiglie si rivolge a 70mila piante di olivo per una media di 200/300 quintali di olio l’anno. Gli antesignani, quegli eroi degli Anni Settanta, oggi hanno festeggiato i 20 anni del conferimento della bandiera rosso-gialla dell’Europa, cioè il ventennale della D.O.P Brisighella.
di Edoardo Raspelli, LA NAZIONE