Lo studio della Cgia di Mestre raccoglie indagini sull’efficienza della Pubblica amministrazione, dal Fmi alla Ue. Molte regioni del Mezzogiorno figurano tra le peggiori d’Europa, mentre l’Italia non è rappresentata nella top 30. La classifica generale vede il Belpaese 17esimo del Vecchio continente
MILANO – Cosa accadrebbe ai conti pubblici se tutta la Pubblica amministrazione dello Stivale operasse con la stessa efficienza che si vede nella Provincia autonoma di Trento? Avremmo un reddito nazionale più alto di 30 miliardi all’anno, la cifra che rappresenta una manovra finanziaria o basta a salvare cinque Monte dei Paschi.
E’ il dato al quale è arrivata la Cgia di Mestre ragionando sull’inefficienza della Pa in base a uno studio realizzato dal Fondo Monetario Internazionale datato luglio 2015. Il risultato: “Se la nostra amministrazione pubblica avesse in tutta Italia la stessa qualità nella scuola, nei trasporti, nella sanità, nella giustizia, etc. che ha nei migliori territori del Paese, il Pil nazionale aumenterebbe di 2 punti (ovvero di oltre 30 miliardi di euro) all’anno”, dicono gli artigiani di Mestre.
I dati fanno il paio con quelli contenuti in un’indagine della ue sulla qualità dell’amministrazione pubblica a livello territoriale, che “conferma il forte divario esistente tra il Nord e Sud del Paese sulla qualità/quantità dei servizi erogati”, spiega l’Ufficio studi della Cgia. “Rispetto ai 206 territori rilevati da questo studio, ben 7 regioni del Mezzogiorno si collocano nelle ultime 30 posizioni: la Sardegna al 178° posto, la Basilicata al 182°, la Sicilia al 185°, la Puglia al 188°, il Molise al 191°, la Calabria al 193° e la Campania al 202° posto. Solo Ege (Turchia), Yugozapaden (Bulgaria), Istanbul (Turchia) e Bati Anadolu (Turchia), presentano uno score peggiore della Pa campana. Tra le realtà meno virtuose troviamo anche una regione del Centro, vale a dire il Lazio, che si piazza al 184° posto della graduatoria generale”.
Se si va invece tra le migliori 30 regioni europee, l’Italia è assente: per trovare la prima realtà, ovvero la Provincia autonoma di Trento, bisogna scorrere fino al 36° posto della classifica generale. La Provincia autonoma di Bolzano si trova al 39°, la Valle d’Aosta al 72° e il Friuli Venezia Giulia al 98°. Appena al di sotto della media Ue troviamo al 129° posto il Veneto, al 132° l’Emilia Romagna e di seguito tutte le altre. Nella classifica generale, la Pa italiana si colloca al 17° posto su 23 paesi analizzati. Solo Grecia, Croazia, Turchia e alcuni paesi dell’ex blocco sovietico presentano un indice di qualità della Pa inferiore al nostro. A guidare la classifica, invece, sono le Pa dei paesi del nord Europa (Danimarca, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi).
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati European Commission (ANTICORP)
(*) La classifica indica la qualità della PA in 23 dei 30 paesi esaminati dallo studio per i quali è stata realizzata l’indagine regionale. La classifica è divisa in due parti: nella parte alta si collocano i paesi che hanno un indice superiore alla media (0) mentre nella parte bassa si trovano gli stati con un indice di qualità della PA inferiore alla media. Per ciascun paese è stata riportata sia la regione in cui la PA è percepita dai rispettivi cittadini come qualitativamente più elevata sia dove è peggiore.
Conclude il Segretario della Cgia, Renato Mason: “La sanità al Nord, le forze dell’ordine, molti centri di ricerca e istituti universitari italiani presentano delle performance che non temono confronti. Tuttavia è necessario migliorare l’efficienza media dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche, affinché siano sempre più centrali per il sostegno della crescita, perché migliorare i servizi vuol dire migliorare il prodotto delle prestazioni pubbliche e quindi l’impatto dell’attività amministrativa sullo sviluppo del Paese”.
La Repubblica