Lactalis ha annunciato un’Opa sulle azioni Parmalat non ancora in suo possesso, mettendo sul piatto 2,80 euro per azione al fine di delistare il titolo.
Si tratta dell’ultimo atto della conquista francese del gruppo di Collecchio, partita con una scalata lenta e inesorabile ai tempi in cui alla guida c’era ancora il risanatore Enrico Bondi e Parmalat, grazie alle azioni risarcitorie, aveva una cassa molto appetibile. Negli anni successivi i francesi hanno conseguito il controllo del cda e hanno continuato a comprare titoli sul mercato a ritmo costante.
Giunto all’87,74% del capitale, il colosso alimentare francese, che controlla Parmalat attraverso Sofil, ha ritenuto fossero maturi i tempi per lanciare l’assalto finale e sottrarre il produttore di latticini ai vincoli del mercato; del resto, la famiglia Besnier non ama essere sotto i riflettori, come testimonia il fatto che Lactalis non sia quotata in Francia. Rapporti difficili con il mercato, in particolare con gli azionisti di minoranza (il fondo Amber Capital su tutti), inoltre, hanno caratterizzato la ‘campagna d’Italia’ dei Besnier.
L’assalto finale di Lactalis su Parmalat avviene in un periodo delicato dei rapporti economico-politici tra Italia e Francia, con Vivendi che sta assediando Mediaset , dopo essersi ritagliata il ruolo di primo azionista di Telecom Italia. Va ricordato che la normativa sui settori strategici, per i quali il governo potrebbe far scattare le clausole di salvaguardia, include il food.
Di certo, se l’Opa dovesse andare in porto, Piazza Affari perderebbe l’unico gruppo alimentare di dimensioni significative quotato, un paradosso in un paese che fa del settore uno dei punti di forza.
Il prezzo proposto rappresenta un premio dell’8,5% rispetto alla chiusura del titolo del 23 dicembre, dell’11,2% su un mese, del 14,8% su tre mesi, del 17,3% su sei mesi e del 17,8% su un anno.
In borsa, il titolo Parmalat è partito in rialzo del 9,73%, a 2,82 euro.
Illustrando le motivazioni del delisting, per cui l’esborso massimo è pari a 804.456.803 euro, Lactalis sostiene che, “nel lungo periodo”, l’obiettivo di crescita di Parmalat “possa essere più agevolmente ed efficamente perseguito con una ristretta base azionaria, piuttosto che con un azionariato diffuso, e in una situazione, qual è quella derivante dalla perdita dello status di società quotata, caratterizzata da minori oneri e maggiore flessibilità gestionale e organizzativa”
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