di Cesare Lanza
Scommettiamo che Mattarella e Gentiloni, dopo il deludente varo del nuovo governo, ci procureranno altre amarezze politiche? Lo scrivo con malinconia perché per i due presidenti ho un sincero rispetto. Non esiste solo la politica, diamine. Tutti e due sono persone per bene: colti, ironici, educati, onesti; sarebbe piacevole, per chiunque, parlare con loro di qualsiasi argomento, di un libro, di un film, di un’opera d’arte, di un qualsiasi episodio di umane cronache. Purtroppo, abbiamo visto, le regole e le afflizioni di una certa (pessima) politica hanno frenato i due emeriti personaggi che hanno istituzionalmente in mano il nostro destino. Il loro governo è indecente. E quale obbligo mai può aver indotto Mattarella e Gentiloni a proporci questa indecenza? In tivù ho sentito Fabrizio Rondolino dire con una battuta (ma temo che sia la verità): «Mattarella detesta le elezioni, come Napolitano. E come i padroni che si irritano se la servitù si mette le dita nel naso». Rondolino è uno che di retroscena politici si intende, parecchio. E la mia domanda è: a metterci le dita nel naso siamo dunque noi, il popolo? Perché pretendiamo che il risultato del referendum sia rispettato, e vogliamo che finalmente sia rispettato il nostro diritto di andare a votare? Da Mattarella e Gentiloni mi sarei aspettato ben altro. Ministri di indiscusso valore. E discontinuità rispetto all’accozzaglia messa insieme (e confermata) da Renzi. Avrebbero potuto fare come Francesco, che cerca di mettere pulizia negli angoli torbidi della sua Chiesa. Un po’ di aria fresca! Non lo hanno fatto. E perciò le mie previsioni sono nerissime.