Il 59% degli universitari giudica le conoscenze tecnologiche importanti per trovare lavoro, ma in pochi le acquisiscono durante gli studi. E tra le ragazze il ritardo è ancora più pesante
Un giretto in Rete, qualche chattata e un aggiornamento di status. Per oltre la metà degli studenti universitari italiani il web è solo questo: Internet e i social network. Nessuna competenza digitale approfondita, dalla gestione di una campagna pubblicitaria all’ottimizzazione di un testo per i motori di ricerca, di quelle che possono essere sfruttate per trovare un lavoro. E tra le studentesse il digital divide è anche più pesante: sei su dieci dichiarano di non possedere nessuna conoscenza specifica.
E’ il quadro che emerge dalla seconda edizione della ricerca “Il Futuro è oggi: sei pronto?” realizzata tra oltre 2.600 universitari dalla società University 2 business, che punta a promuovere la cultura dell’innovazione tra gli studenti. Un ritardo non nuovo per l’Italia. Ma ancora più grave se si confrontano le aspettative dei ragazzi con quelle delle imprese che li dovrebbero assumere. Una buona fetta degli universitari, il 59%, ritiene che le competenze digitali siano “essenziali” (19%) o “molto importanti” (40%) per trovare impiego. Da parte delle aziende però queste conoscenze sono giudicate ancora più decisive: fondamentali per il 51% dei responsabili Risorse umane e molto importanti per il 43%. Senza, in sostanza, è impossibile che un profilo venga considerato.
Il primo passo quindi è rendere i giovani ancora più consapevoli della centralità del web per la loro carriera. Il secondo, dare loro l’opportunità concrete di conoscerlo. “Solo una piccola parte si prepara concretamente per questa sfida, cercando di sviluppare competenze digitali approfondite”, dice Andrea Rangone, amministratore delegato di Digital360, il gruppo di cui fa parte University 2 business. Se il 30% degli studenti infatti dichiara di saper programmare o stare imparando, solo il 15% di loro lo fa all’interno dell’università. Per la maggioranza si tratta di un percorso da autodidatti, per lo più in Rete. Mentre da parte loro, le aziende predicano bene ma spesso razzolano male: solo una su tre ha sviluppato un percorso di alfabetizzazione al digitale per i propri dipendenti.
Filippo Santelli, La Repubblica