La multinazionale dell’hamburger ha spostato la sua sede fiscale dal Lussemburgo a Londra nella speranza di ottenere un migliore trattamento fiscale
L’internazionale della polpetta trasloca sotto il Big Ben. La McDonald’s ha deciso di trasferire dal Lussemburgo a Londra la sede legale per le proprie attività al di fuori degli Stati Uniti: i profitti di migliaia di ristoranti in tutto il mondo arriveranno dunque lungo le rive del Tamigi. Un colpo a favore della Brexit e della manifestata intenzione del governo di Theresa May di trasformare la Gran Bretagna, una volta fuori dall’Unione Europea, in una sorta di paradiso fiscale off-shore, anche se a separarla dal continente c’è solo il canale della Manica, non qualche oceano tropicale.
La decisione della più grande catena di fast-food del pianeta, commentano gli esperti, potrebbe portare decine o anche centinaia di milioni di sterline in più di tasse al Regno Unito. Ma riaccende anche polemiche sulle imposte pagate, o eluse, dalle multinazionali. L’azienda fondata nel 1961 da Ray Kroc in California, dove aprì il primo chiosco di hamburger (una storia celebrata proprio in questi giorni da “The founder”, il film con Michael Keaton nella parte del protagonista), lascia infatti il Lussemburgo perché stanca di sentirsi sotto attacco per le sue strategie fiscali. Secondo una stima del Financial Times, dal 2009 a oggi la fabbrica di Big Mac (ma non solo, avendo diversificato i 36 mila ristoranti del suo impero a seconda delle tradizioni gastronomiche locali) ha pagato soltanto l’1,49 per cento di tasse su utili di 1 miliardo e 800 milioni di dollari.
Pur citando come ragioni per il trasferimento a Londra “la lingua inglese, le connessioni con altri mercati e la presenza nella capitale britannica di un significativo numero di dipendenti impegnati nel nostro business internazionale”, sembra evidente che la società è attirata anche dalle scappatoie fiscali offerte dalla Gran Bretagna. Scappatoie che il precedente governo di David Cameron si era impegnato a chiudere o perlomeno restringere, ma che – dopo la vittoria della Brexit nel referendum – il nuovo governo May potrebbe riconsiderare. Recenti segnali indicano che l’intenzione di fare scendere le imposte sulle società in questo paese, attualmente al 20 per cento, già uno dei livelli più bassi d’Europa, al 17 per cento, e forse anche di più, fino al 15.
Ma i giganti del web, grazie a complicati giochi legali, finiscono per pagare ancora meno: non a caso sia Apple che Facebook hanno recentemente annunciato l’espansione del loro quartier generale a Londra. E la McDonald’s, anche se dichiara di avere pagato 2 miliardi e mezzo di dollari in tasse societarie nella Ue nel periodo 2011-2015, potrebbe spostarsi sotto il Big Ben per motivi analoghi. Forse nel prossimo futuro il suo celebre hamburger verrà ribattezzato McLondon?
ENRICO FRANCESCHINI, La Repubblica