I soci del colosso delle sementi depositano una casa collettiva in un tribunale statunitense. Secondo loro, il cda avrebbe deciso di cedere l’azienda per un prezzo inadeguato (66 miliardi di dollari), garantendosi lauti guadagni. La società: “Accuse infondate”
Prima causa collettiva contro il takeover dell’anno, quello della statunitense Monsanto da parte del gigante della chimica Bayer. Alcuni azionisti del colosso delle sementi hanno presentato un ricorso al tribunale di St. Louis, nel Missouri (dove ha sede il quartier generale degli americani), per opporsi all’acquisto dei tedeschi.
Il consiglio di amministrazione, questa l’accusa, avrebbe acconsentito a cedere l’azienda ad un prezzo non adeguato: 128 dollari per azione sarebbe stato troppo poco. Va ricordato che si trattava di una cifra ben al di sopra del prezzo di mercato, e rinegoziata al rialzo per due volte. Monsanto sarà ceduta per 66 miliardi di dollari.
Gli azionisti in rivolta accusano il board, in sostanza, di aver accettato l’affare soltanto per garantirsi un profitto personale, garantito dalle opzioni sulle azioni. L’amministratore delegato di Monsanto, Hugh Grant, si sarebbe messo così in tasca oltre 75 milioni di dollari. Di più: i vertici avrebbero nascosto agli azionisti dettagli importanti della trattativa. L’azienda ha fatto sapere di ritenere le accuse infondate.
Tonia Mastrobuoni, La Repubblica