L’Italia ci riprova, questa volta dopo un percorso condiviso con i pastai. Il decreto, nato dall’intesa tra ministeri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico, inviato a Bruxelles. L’ultima etichetta obbligatoria riguarda il latte
Dopo il latte, il grano. E prima ancora olio d’oliva, miele, frutta, ortaggi, pesce e carni. L’introduzione dell’obbligo in etichetta dell’origine della materia prima riguarderà presto anche la filiera grano-pasta. Lo ha deciso il governo con un decreto frutto dell’intesa raggiunta tra il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. L’obiettivo comune è quello di valorizzare le produzioni di grano italiano di qualità e consentire all’industria della pasta di aumentare gli approvvigionamenti nazionali, all’insegna della massima trasparenza verso i consumatori. Per poter mettere sul mercato una vera pasta Made in Italy, a cominciare dalla materia prima grano.
Decreto a Bruxelles
Il decreto, inviato il 18 novembre a Bruxelles, riguarda uno dei settori più importanti per il Made in Italy agroalimentare, con una produzione di grano duro di circa 4 milioni di tonnellate e di 3,4 milioni di tonnellate annue di pasta, che rende l’Italia il principale produttore mondiale. Il valore della produzione supera invece i 4,6 miliardi di euro, con 2 miliardi di euro di export. La decisione sull’etichetta si inserisce in un quadro di misure che il governo sta mettendo in campo per il settore grano pasta. «Abbiamo avviato il Primo piano cerealicolo nazionale — ricorda Martina — con 10 milioni di euro per il sostegno ai contratti di filiera. L’obiettivo è quello di aumentare del 20% le superfici coltivate coinvolte passando da 80mila a 100mila ettari per avere grano di qualità e migliore remunerazione per gli agricoltori. Allo stesso tempo vogliamo sperimentare, primi in Europa, un meccanismo di protezione del reddito dei produttori agricoli di grano con un’associazione sui ricavi».
I tempi
L’ultima disposizione obbligatoria relativa all’origine a livello europeo è quella relativa ai prodotti lattiero-caseari, che in Italia entrerà in vigore dal 1° gennaio 2017 e consentirà di indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini. Nel caso dei prodotti lattiero-caseari l’iter europeo è durato 6 mesi (su questo fronte spingeva anche la Francia, oltre all’Italia). Non è escluso che anche per la filiera grano-pasta si possa viaggiare altrettanto speditamente: è vero che spinge solo l’Italia, ma questa volta non dovrebbe esserci, come nel 2011, l’opposizione dei produttori di pasta. Negli ultimi mesi, infatti, il percorso è stato condiviso con loro, come dimostra anche l’intesa dello Sviluppo economico in tandem con quello delle Politiche agricole.
Le reazioni
L’etichetta per la pasta Made in Italy è una delle storiche battaglie della Coldiretti. Che, ovviamente, adesso esulta: «L’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta — spiega il presidente Roberto Moncalvo — risponde alle richieste di 8 italiani su 10 che la ritengono necessaria per smascherare l’inganno del prodotto straniero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia. Si tratta — aggiunge — di una necessità per fermare le speculazioni che nell’ultimo anno in piena campagna hanno provocato il crollo del prezzo del grano duro destinato alla pasta con un calo netto del 38 per cento rispetto allo scorso anno, su valori ben al di sotto dei costi di produzione e un “crack” da 700 milioni di euro per il granaio Italia. In pericolo — conclude Moncalvo — non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy». «La decisione, frutto della scelta compiuta dal Parlamento a seguito della Risoluzione che portava come prima firma la mia — ha commentato la parlamentare Colomba Mongiello, componente della XIII Commissione Agricoltura della Camera — garantirà la trasparenza della materia prima, il diritto dei cittadini al consumo consapevole e darà il giusto valore alle produzioni made in Italy».
Corriere della Sera