La Regione Piemonte a fine anno applicherà la penale. Con le tre carrozze chiuse, vengono a mancare 230 posti per convoglio
Sulla tratta ferroviaria Milano-Torino, una delle principali in Italia, il 44 per cento dei treni viaggia con tre carrozze chiuse a causa della mancanza di personale. Pazzesco. Non perché manchi il flusso di gente, tutt’altro, ma perché non ci sono abbastanza dipendenti di Trenitalia. E così, chi tutti i giorni deve fare questo tragitto relativamente vicino, si ritrova con vagoni strapieni, sporchi, ed è costretto a stare spesso in piedi. La questione ha fatto infuriare la Regione Piemonte, che a fine anno applicherà le penali previste e monitorerà in maniera ancora superiore il servizio di trasporto pubblico. Il contratto di servizio firmato da Regione e Trenitalia, nel 2011, prevedeva infatti l’apertura di dieci carrozze per treno. La scadenza dell’accordo è il prossimo 31 dicembre. Pure l’Agenzia della mobilità piemontese, che ha seguito la vicenda dal 15 aprile al 30 maggio 2016, ha confermato: il 44 per cento delle 76 corse regionali controllate aveva un “numero di carrozze accessibili inferiore rispetto al numero previsto”.
Francesco Bianco, assessore regionale ai Trasporti, ha letto il report: “La composizione dei treni sulla Torino-Milano, pari a 10 carrozze e una pilotina, oltre al locomotore, determina una capienza di trasporto per ciascun convoglio di 840 posti. Per contro, la chiusura sistematica di 3 carrozze su ciascun treno, circa 80 posti per carrozza, riduce la capienza complessiva di 230 posti per convoglio”.
Verificati 11 treni nell’intera tratta Torino-Milano e due nella Torino-Vercelli tra il 21 giugno e il 31 luglio: nove hanno circolato con tre carrozze chiuse e due con due carrozze inutilizzabili. Soltanto due convogli erano conformi alla programmazione. Quarantasei i treni monitorati negli ultimi giorni di settembre, 22 in partenza da Torino e 24 in arrivo da Milano: dei primi, solo sette rispettavano la composizione prevista, dei secondi appena 13 erano in linea.
Beffa del Genova-Roma, sindacati alleati: “Trenitalia deve fare retromarcia
Genova isolata da Roma, i sindacati si ribellano NEL loro scritto denunciano «l’ulteriore emarginazione del trasporto ferroviario previsto da Trenitalia per i servizi su Roma», e chiedono alla Regione di rendersi «promotrice della convocazione di un tavolo con tutte le forze sociali ed economiche del territorio interessate al problema».
L’obiettivo dichiarato da Cgil, Cisl e Uil è «respingere l’orario invernale di Trenitalia, raccogliendo le esigenze e le istanze dei sopracitati soggetti, chiamando ad un confronto la stessa società».
All’origine dello scontro c’è la decisione di Trenitalia di allungare di mezz’ora la durata della percorrenza del viaggio da Genova a Roma, tanto che il primo treno del mattino partirà alle 5.10 invece che alle 5.49 per arrivare però allo stesso orario di prima, alle 10.03, a Roma Termini. Il motivo sta tutto nei costi: l’indice di riempimento della tratta non è sufficiente a coprire gli oneri del treno, così la società dei trasporti, che ormai ragiona esclusivamente in termini economici, ha deciso di inserire nuove fermate nel tragitto in modo da raccogliere ulteriori passeggeri sulla Toscana e arrivare così a un miglior rapporto costi-benefici. «Abbiamo scritto, il presidente Toti ed io, al presidente di Trenitalia, perché questo non deve accadere, proprio ora che stiamo rinnovando, poi, il contratto di servizio, la Liguria non può rimanere tagliata fuori, non possono abbandonarla », dice l’assessore regionale ai Trasporti, e al Turismo, Gianni Berrino. E se Trenitalia non risponderà: «Allora chiederemo l’intervento del ministro», rincara la dose Berrino. E aggiunge: «Noi ci aspettavamo più soldi dal governo, innanzitutto – spiega l’assessore – pensavamo che lo stanziamento dal Fondo nazionale dei Trasporti sarebbe salito a 203 milioni, e invece regredità a 198 milioni. In Liguria, rispetto al 2016, l’anno prossimo arriveranno, di fatto, 2,7 milioni in meno per il tpl, nonostante questo la Regione Liguria impegnerà sul comparto le stesse risorse dell’anno scorso, circa 37 milioni di euro». Ma non è solo una questione di diminuzione dei trasferimenti dallo Stato: «Hanno ragione gli albergatori a lamentarsi, io sono con loro: non permetteremo che la Liguria sia isolata», dice l’assessore Berrino.
Si allunga così il calvario dei genovesi che vogliono andare a Roma, e che non hanno un volo aereo concorrenziale visto il monopolio di Alitalia sulla tratta, e salta anche l‘ipotesi sulla quale stava lavorando la Regione, di avere almeno un paio di collegamenti veloci per Roma, facendoli passare dalla direttissima per Firenze. Quella tratta è già tutta occupata da treni ben più redditizi e per Genova a questo punto non c’è spazio. E Berrino ribadisce che la Regione non può sostenere il costo del treno, come fanno invece altre Regioni, come il Friuli o la Basilicata. «Si citano casi come quelli del Friuli, che è una Regione a statuto speciale e non accede al Fondo nazionale e finanzia il trasporto con proprie imposte – indica l’assessore – o della Basilicata, cui invece il governo ha dato un bonus aggiuntivo di 90 milioni.
Pendolari contro il nuovo orario dei treni, non risponde alle esigenze di studenti e lavoratori
Sulmona. “Uno schiaffo ai pendolari e una pacca sulla spalla di Trenitalia. E’ questa la migliore fotografia del nuovo orario invernale di Trenitalia proposto dalla Regione Abruzzo e, naturalmente, accettato dalla societa’ che gestisce il trasporto regionale su ferro che entrera’ in vigore il prossimo 11 dicembre. Di fatto il nuovo orario penalizza fortemente i pendolari abruzzesi. Si tratta di un evidente arretramento delle politiche regionali in tema di mobilita’: si va dalla riduzione dei treni, alla scarsa capacita’ del nuovo orario di rispondere a pieno alle esigenze dei pendolari fino al colpevole allungamento dei tempi di percorrenza. Sotto questo aspetto, il nuovo orario invernale di Trenitalia Abruzzo non riesce affatto a dare quelle risposte in tema di servizio che i pendolari attendono da anni”. E’ quanto scrive i una nota il Comitato spontaneo dei pendolari Sulmona-Pescara. “Non entriamo nel merito di un contratto di servizio che prevede costi piu’ alti rispetto al passato a dispetto dei 300 mila chilometri in meno che e’ chiamata a percorrere Trenitalia, ma il nuovo orario cosi’ pensato, scritto e sottoscritto – afferma il comitato – e’ un pugno allo stomaco di migliaia di cittadini abruzzesi che in tutti questi anni hanno mostrato una grande maturita’ raccogliendo l’appello a servirsi del trasporto pubblico.
Orari Trenitalia: l’ira dei pendolari abruzzesi per i nuovi orari invernali che la Regione ha proposto a Trenitalia trovando pieno consenso da quest’ultima
“Di fatto il nuovo orario penalizza fortemente i pendolari abruzzesi. Si tratta di un evidente arretramento delle politiche regionali in tema di mobilita’: si va dalla riduzione dei treni, alla scarsa capacita’ del nuovo orario di rispondere a pieno alle esigenze dei pendolari fino al colpevole allungamento dei tempi di percorrenza. Sotto questo aspetto, il nuovo orario invernale di Trenitalia Abruzzo non riesce affatto a dare quelle risposte in tema di servizio che i pendolari attendono da anni”. E’ quanto scrive i una nota il Comitato spontaneo dei pendolari Sulmona-Pescara. “Non entriamo nel merito di un contratto di servizio che prevede costi piu’ alti rispetto al passato a dispetto dei 300 mila chilometri in meno che e’ chiamata a percorrere Trenitalia, ma il nuovo orario cosi’ pensato, scritto e sottoscritto – afferma il comitato – e’ un pugno allo stomaco di migliaia di cittadini abruzzesi che in tutti questi anni hanno mostrato una grande maturita’ raccogliendo l’appello a servirsi del trasporto pubblico. Dopo anni di regolarita’ di servizio, siamo costretti a pagare il prezzo di un capriccio politico che ha preteso e naturalmente ottenuto da Trenitalia un (presunto) collegamento super veloce Pescara-Roma in 3ore e 22 minuti (sic!). I pendolari che pagano il prezzo piu’ alto, manco a farlo apposta, sono quelli della linea Sulmona-Pescara. In questa tratta, tradizionalmente e storicamente trafficata, si registrano le penalita’ piu’ evidenti: Soppressione di 6 treni, di cui 4 ad altissima incidenza pendolari. Un esempio, Trenitalia e Regione Abruzzo hanno deciso la soppressione del treno in partenza da Sulmona alle 7:25 e arrivo a Chieti alle 8:15 e Pescara 8:30 ad altissima frequenza, vitale per lavoratori e studenti; allungamento dei tempi di percorrenza della tratta. Si va da 1 ora e 22 minuti fino a 1 ora e 37 minuti per una media di 1 ora e 27 minuti, 15 minuti in piu’ rispetto alla media attuale. Dieci anni fa per raggiungere Pescara da Sulmona il treno impiegava poco piu’ di un’ora. aumento del 10/15% del biglietto ordinario di viaggio. L’aumento e’ scattato qualche mese fa, una sorta di antipasto all’indecoroso piatto che Trenitalia e Regione Abruzzo hanno propinato qualche mese dopo a migliaia di pendolari; la soppressione dei treni, inoltre, non portera’ ad un miglioramento del materiale rotabile, che rimarra’ lo stesso a fronte di una utenza costretta a subire un riduzione dell’offerta. L’orario invernale varato da Trenitalia e Regione Abruzzo – si legge ancora nella nota – mostra la totale insensibilita’ della societa’ e dell’istituzione regionale alle ragioni e alle istanze di migliaia di lavoratori e studenti. Ed e’ per questo motivo che chiediamo ai rappresentanti politici del territorio di farsi portavoce del grave dissenso dei pendolari in merito al nuovo orario. Chiediamo – conclude il comitato – che il sindaco di Sulmona si faccia capofila dei sindaci della Valle Peligna e dei comuni della tratta Sulmona-Pescara per chiedere alla Regione Abruzzo e a Trenitalia di rivedere l’impianto dell’orario invernale in modo da renderlo piu’ rispondente alle esigenze dei pendolari”.