La società dello chef ha disdetto tutti i contratti di licenza per il mensile di cucina in giro per il mondo. A Hearst i diritti per pubblicare la rivista in Gran Bretagna
Il mensile di cucina, viaggi e lifestyle Jamie Magazine dello chef inglese Jamie Oliver ha sospeso le pubblicazioni in Italia. Era sbarcato in edicola nell’aprile del 2014 e, pur senza sfondare muri eccezionali di vendite e raccolta pubblicitaria, aveva comunque i conti in ordine. La diffusione era attorno alle 5 mila copie mensili, e la sua casa editrice, la GMC23, il cui socio e amministratore è il direttore di Jamie Magazine, Maverik Gunther Greissing, aveva chiuso il 2015 con ricavi per 319 mila euro e 5 mila euro di utili.
Nulla di eccezionale, quindi, ma un piccolo business in equilibrio. E come mai si chiude?
Di ufficiale non c’è nulla, se non la comunicazione ricevuta da GMC23 a inizio settembre, nella quale il gruppo Jamie Oliver Media annunciava la disdetta del contratto di licenza di pubblicazione della rivista, spiegando in sostanza che i piccoli editori indipendenti non sarebbero più stati partner nelle loro iniziative in giro per il mondo.
E in effetti non solo l’Italia è entrata in fibrillazione, ma pure altre edizioni europee di Jamie Magazine, un mensile che ha l’edizione principale nel Regno Unito (diffusione di 52 mila copie), e altre 10 edizioni native (Francia, Italia, Germania, Russia, Grecia, Olanda, Croazia, Estonia, Ungheria e Polonia) che valgono ulteriori 122 mila copie complessive.
Quindi? In molti sospettano che dietro queste mosse ci sia lo zampino di Hearst magazine.
All’inizio dell’estate, infatti, se ne è andato lo storico editor di Jamie Magazine, Andy Harris. E in luglio la Hearst Magazine Uk ha acquisito i diritti di pubblicare Jamie Magazine nel Regno Unito. In settembre sempre Hearst Uk ha poi nominato Emma Ventura come nuovo editor di Jamie Magazine.
Potrebbe perciò esservi una regia unica nella nuova strategia della rivista di cucina sia nel Regno Unito, sia negli altri mercati europei. Questo, tuttavia, non significa che Jamie Magazine si fermi in Italia solo momentaneamente per poi essere pubblicato dalla Hearst Magazine Italia guidata da Giacomo Moletto. La casa editrice milanese, infatti, non ha per ora manifestato alcun interesse verso la testata.
Curioso, comunque, che Jamie Oliver Media Group sospenda l’edizione di Jamie Magazine in Italia senza aver ancora deciso cosa fare dopo. E che la decisione venga, appunto, da Londra, e non dall’editore italiano, GMC23, che invece sarebbe andato avanti volentieri nella iniziativa.
Jamie Oliver è un cuoco inglese di 41 anni che ha debuttato nel 1999 con un suo programma alla Bbc, gettando le basi per la creazione di un colosso imprenditoriale con varie catene di ristorazione, 42 ristoranti nel Regno Unito, altri 22 all’estero, e poi libri, format tv e riviste. Una holding che vale oltre 230 milioni di euro di ricavi all’anno.
Italia Oggi