Il presidente Giordani fa il punto sulla pay tv. La questione Vivendi-Mediaset? Si risolverà in tribunale
Senza pirateria la Serie A vale un mln di abbonati in più
di Claudio Plazzotta, ItaliaOggi
A questo punto la questione Vivendi-Premium si risolverà in tribunale (udienza civile fissata a Milano per il prossimo 23 novembre), e i vertici di Mediaset, interrotto l’interim management di Premium lo scorso 25 ottobre, tornano a parlare della pay tv come di un loro business.
Poiché nelle prossime settimane bisognerà iniziare a pensare a come muoversi sul fronte delle aste per i diritti della Serie A e della Champions league di calcio per il triennio 2018-2021, ecco che prende la parola Marco Giordani, presidente di Premium, amministratore delegato di Rti (che controlla Premium all’88,9%, mentre l’11,1% è nelle mani di Telefonica) e direttore finanziario del gruppo Mediaset.
La prima stoccata è per la Serie A, la Lega e Infront. «Io non sono pentito dell’investimento fatto sui diritti della Champions league (210 milioni di euro all’anno per il triennio 2015-2018, ndr), perché è un investimento che si ripaga da solo con l’aumento di abbonati.
L’errore nostro, invece, è stato pagare tanto la Serie A di calcio (373 milioni di euro all’anno per il triennio 2015-2018 per il solo pacchetto base di otto squadre, quattro team in meno dell’asta precedente nella quale Mediaset pagava circa 100 milioni di euro in meno ogni anno, ndr). Nell’ultima asta Sky ha sostanzialmente sborsato lo stesso importo dell’asta precedente, mentre noi l’abbiamo strapagata per avere quattro squadre in meno di prima. Se poi Infront e la Lega non si occupano del fenomeno della pirateria, sono problemi grossi. Non possono limitarsi a vendere i pacchetti alle tv e poi fregarsene del resto. Ci vuole una volontà politica, e, secondo me», prosegue Giordani, «senza pirateria arriverebbe almeno un altro milione di abbonati alla pay tv. Un pacchetto di nuovi clienti che farebbe molto comodo sia a Premium, sia a Sky. Oggi il calcio della Serie A, se non prende provvedimenti sulla pirateria, non vale i soldi che abbiamo speso all’ultima asta». Asta della quale, peraltro, si sa ancora molto poco: non si conoscono i pacchetti, non si conoscono gli importi, e la stessa Infront, advisor della Lega Serie A, prende tempo in attesa che lo scenario dei competitor nel mercato della pay tv si definisca.
Insomma, Giordani, nerazzurro sfegatato, è in clima derby (Milan-Inter è a San Siro il 20 novembre), è caldo e parla senza troppa diplomazia. «Devo anche dire che il management e il personale di Premium sono stati bravissimi, quasi eroici. L’8 aprile scorso sono stati venduti. Si sono messi a disposizione dell’azionista entrante Vivendi-Canal Plus. Per due-tre mesi hanno sposato la causa francese, si sono anche fatti prendere dall’entusiasmo. Fin troppo, al punto che, in sostanza, erano andati di là coi francesi. Tanto che noi di Mediaset eravamo rimasti un po’ stupiti e chiedevamo loro di continuare comunque a lavorare per noi. Ma, giustamente», prosegue Giordani, «hanno iniziato a seguire le indicazioni dei francesi, e tutto quello che era stato impostato da noi per Premium l’hanno, in pratica, buttato nel cesso. Poi, il 25 luglio scorso, la notizia che Vivendi non ci comprava più. Il personale di Premium si è sentito abbandonato per la seconda volta in poche settimane, hanno dovuto annullare le vacanze e reinventarsi tutto facendo i salti mortali».
L’interim management (ovvero l’impossibilità di operare su Premium senza un previo assenso di Vivendi) è terminato lo scorso 25 ottobre. Ma si sono persi i mesi più importanti per centrare il budget 2016 di Premium, quelli tra agosto e ottobre in cui arriva la gran parte degli abbonamenti. Il prossimo 23 novembre, come detto, c’è udienza al tribunale di Milano in sede civile, sulla causa intentata da Mediaset contro Vivendi, e in cui si chiede ai francesi il rispetto del contratto di acquisto di Premium. «Vedremo cosa decide il giudice. Noi, comunque», conclude Giordani, «non parliamo con Vivendi dal 25 luglio. E non abbiamo parlato neppure con Sky né con altri operatori. Siamo molto tranquilli».