Il motore di ricerca progetta un nuovo e avvenieristico quartier generale nella capitale: costerà 1 miliardo di sterline. Intanto Ubs dice che non ha intenzione di pensare (per ora) a traslochi
Nonostante la Brexit, Google ha deciso di espandere la sua base in Inghilterra con un nuovo, avveniristico quartier generale nella capitale, o meglio un “campus” come preferisce chiamare le sue sedi. Annunciato, poi messo in naftalina apparentemente per ragioni più estetiche che politiche, il progetto è stato riconfermato ieri da Sundar Pichai, amministratore delegato dell’azienda, venuto per l’occasione a Londra. Il nuovo edificio costerà 1 miliardo di sterline, darà lavoro a 3 mila persone per costruirlo e una volta ultimato potrà ospitare 7 mila dipendenti. Sorgerà dietro la stazione ferroviaria e metropolitana di King’s Cross, in un’area un tempo fatiscente ma rilanciata dalla presenza della nuova stazione di St. Pancras da cui parte il treno Eurostar per Parigi, della British Library e del Crick Institute, il più grande centro di ricerche biomedico, inaugurato nei giorni scorsi, oltre che da un boom immobiliare che ha visto sorgere innumerevoli grattacieli e condomini di lusso nella zona.
Nel 2015 il piano fu bloccato quando i vertici di Google in California decisero che la bozza del nuovo campus londinese era “troppo noiosa” e lo riaffidarono a Thomas Heaterwick, il designer del nuovo bus a due piani ecologico della metropoli, del “calderone” della cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi di Londra e del progettato ponte-giardino sul Tamigi. Neanche Heatherwick è tuttavia esente da critiche: secondo alcuni il nuovo autobus consuma più del suo predecessore, il “calderone” non piacque a tutti e il ponte-giardino è stato per il momento fermato da Sadiq Khan, il nuovo sindaco di Londra. Per il Google campus, il designer lavorerà insieme al famoso studio di architetti danesi Bjarke Ingels Group. L’intenzione è di creare un palazzo di dieci piani, lungo 60 mila metri (tanto quanto si spinge verso il cielo lo Shard, il grattacielo disegnato da Renzo Piano, che il più alto di Londra e d’Europa). Resta da vedere se includerà al suo interno un campo da calcio, una parete da scalare e sul tetto una piscina, come nel progetto originale. “La start-up in un garage della Silicon Valley incontra il deposito ferroviario londinese, mettendo insieme eccentricità, innovazione e tradizione”, così lo definisce la nuova squadra di designer e architetti.
Il nuovo quartier generale, che si aggiunge agli ampi uffici di Google di Londra in cui già lavorano 3 mila persone, pone anche una questione fiscale al motore di ricerca più cliccato del mondo: finora ha potuto pagare poche tasse in Gran Bretagna sostenendo che la sua attività qui è minima e scegliendo come sede legale l’Irlanda, ma con un edificio di costi e dimensioni così faraonici dovrà probabilmente ridiscutere il suo status con l’ufficio delle imposte. Per il momento, tuttavia, la decisione viene accolta con giubilo dalle autorità locali. “Il segno che Londra, nonostante la Brexit, rimane aperta al business”, commenta il sindaco Khan. “Un voto di fiducia nei confronti del Regno Unito come leader globale dell’alta tecnologia”, gli fa eco il ministro del Tesoro Philip Hammond.
Ma l’ad Pichai avverte i suoi interlocutori britannici che la Brexit, con l’aspettativa di tagli e controlli all’immigrazione, va contro gli ideali di Google: “Nella nostra esperienza, nel tipo di cose complesse che facciamo, abbiamo bisogno di attirare gente di ogni origine e disciplina per risolvere i problemi. Questi sono i valori che ammiriamo e per noi sono particolarmente importanti”. Un implicito monito alla premier Theresa May, affinché punti a una Brexit il più soft possibile, senza chiudere le frontiere.
Repubblica