Il Pil tricolore è rimbalzato al +0,3% nel terzo trimestre, la crescita acquisita per il 2016 sale allo 0,8% indicato dal governo. Ma gli analisti avvertono: “Rallentamento a fine anno”. La Germania ha segnato un +0,2% e mancato le attese. Renzi: “Con le riforme sale il Pil, senza sale lo spread”
di RAFFAELE RICCIARDI, La Repubblica
Si rafforza l’Italia. L’Istat ha fissato l’andamento del Pil tricolore al +0,3% tra luglio e settembre, dopo la stagnazione dei mesi primaverili. La crescita rispetto allo stesso periodo del 2015 è stata dello 0,9%. Numeri che, insieme a una revisione al rialzo sull’andamento di inizio anno, permettono di fissare la crescita acquisita per il 2016 allo 0,8%, in linea con gli ultimi aggiornamenti forniti dal governo in occasione della nota di variazione del Def. Non a caso, il premier Matteo Renzi coglie subito la palla al balzo e su Twitter rivendica: “Con le riforme sale il Pil, senza riforme sale lo spread”, riprendendo le considerazioni espresse pochi giorni fa dall’agenzia di rating Standard&Poor’s. Per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, la “strada è giusta”, le stime “sono affidabili” ma “occorre accelerare”.
L’andamento dei dati preliminari Istat centra dunque le attese degli analisti: quelli di Intesa Sanpaolo prevedevano proprio un +0,3% trimestrale, salvo poi mettere in conto un rallentamento (attorno al +0,1%) nella parte finale dell’anno. L’Istituto di Statistica ha rivisto in meglio anche le stime sulla crescita del primo trimestre, portandole a +0,4% dal precedente +0,3. Alla luce di queste considerazioni, la crescita acquisita per il 2016 si rafforza dal +0,7 al +0,8%: così chiuderebbe il Pil annuale, se non intervenissero variazioni nell’ultimo trimestre. In sostanza, a meno di clamorosi dietrofront a un passo dalla meta, l’economia dovrebbe centrare il risultato indicato dal governo nell’ultimo aggiornamento del Documento di economia e finanza, che aveva comunque rappresentato un netto taglio dal +1,2% indicato ad aprile.
Bene l’industria. Dal punto di vista della “qualità” della crescita, l’Istat sottolinea un aumento del valore aggiunto nei comparti dell’industria e dei servizi, e una diminuzione nell’agricoltura. Centrate le aspettative anche sulla composizione geografica del traino alla ripresa, che arriva dalla domanda interna. Annota infatti l’Istat “un contributo ampiamente positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte), in parte compensato da un apporto negativo della componente estera netta”.
Delude la Germania. Secondo quanto comunicato di buon mattino da Destatis, ufficio statistico federale, il Prodotto interno lordo tedesco ha invece rallentato oltre le attese nel terzo trimestre del 2016, rispetto ai tre mesi precedenti: la crescita ha segnato un incremento dello 0,2%, dopo il +0,4% segnato nel secondo trimestre. Le previsioni erano di un aumento dello 0,3%. Un contributo positivo è giunto dai consumi interni, mentre il commercio estero che storicamente sostiene l’economia tedesca (al punto da far muovere le autorità più volte perché si cerchino di limitare le esportazioni in favore del mercato domestico) ha inciso negativamente. Su base annua la crescita del Pil nel terzo trimestre, corretta per gli effetti del calendario, è stata dell’1,7% (+1,5% senza gli aggiustamenti). Il tasso di crescita annuale per il 2016 dovrebbe comunque restare stabile a +1,8%.
Stabile l’Eurozona. Come accennato, la crescita del Pil nel terzo trimestre del 2016 nell’area con la moneta unica è stata in linea con quella italiana: +0,3% rispetto al precedente e +0,4% nell’Ue a 28 membri. Sono dati identici a quelli del secondo trimestre. La stima flash prodotta da Eurostat aggiunge che rispetto allo stesso periodo del 2015 la crescita è stata invece dell’1,6% nella zona euro e dell’1,8% nei 28: anche in questo caso i dati sono analoghi allo scorso trimestre.