La signora Laura Boldrini a me non è affatto antipatica perché ama i gatti e penso che i gattofili non possano essere cattive persone. Pensate che la presidente della Camera un bel giorno trovò per strada, abbandonato, un bel micio nero e lo adottò evitandogli di condurre una vita agra, quella del randagio che comporta sofferenze indicibili, soprattutto in considerazione che una moltitudine di idioti perseguita i felini color del carbone nella convinzione irrazionale che portino sfiga. C’ è addirittura gente che se un gatto nero le attraversa la strada cambia percorso per non essere colpita dalla scalogna. In effetti, bisogna considerare che i gatti neri irradiano energie negative capaci di annientare i cretini. In altre parole, più dirette, se tu pensi davvero che un miciotto nero sia fonte di disgrazie, incontrandone uno, come minimo ti piglia un cancro. Su questo non ci sono dubbi. La condizione indispensabile affinché possa contrarre un tumore maligno è che tu sia davvero un imbecille tale da raggiungere livelli elevati di superstizione. Altrimenti non ti becchi neanche un raffreddore a causa del pelo scuro come la notte dell’ animale in questione.
Ebbene, la presidente Boldrini, avendo deciso di ospitare in casa sua un micio bruno trovatello, non va catalogata sotto la voce «scemi e sceme integrali». Anzi ha fornito la prova inconfutabile di essere una donna intelligente. Ciò detto qualche volta ella si comporta – e pare che lo faccia apposta – per smentire la nostra affermazione. Succede spesso. Ieri per esempio la numero uno della Camera dei deputati ha diramato un tweet che ci ha lasciato basiti. Udite cosa ha scritto. Riassumo: varie tivù hanno incaricato giornaliste di raccontare la elezione del presidente degli Usa, ma nei sottopancia apparsi in video si sono lette definizioni al maschile, tipo dal nostro corrispondente o dal nostro inviato.
Definizioni oltraggiose?
Naturalmente sì. Per la signora, che si batte da una vita per declinare al femminile ciò che è femminile, trattasi di mancanza di rispetto e eccesso di maschilismo. Ella si è distinta durante il suo mandato non per le proprie opere in campo istituzionale e politico, ma per le battaglie contro chi invece di dire ministra dice ministro. Come se la distinzione di genere fosse fondamentale. Mentre a nostro avviso la dignità delle donne si difende riconoscendo ad esse di aver svolto il loro lavoro con impegno e bravura. Non è la vocale finale di una parola a determinare la parità tra uomo e donna, ma sono i fatti a dimostrare che fra i due sessi non vi è differenza alcuna. Il cervello non dipende dai genitali, semmai il contrario. Ma da quando impera il cosiddetto politicamente corretto i vocaboli contano di più dei concetti che essi esprimono. E questo è semplicemente ridicolo. Cara presidente, quando le viene voglia di accendere certe polemiche, accarezzi il gatto. Si placherà.
di Vittorio Feltri