Lo status di servizio pubblico ai programmi della Rai e’ in questi mesi oggetto di discussioni (accademiche… non ci facciamo illusioni): deve essere solo la Rai o si possono valutare i servizi di altre reti che magari svolgono anch’esse quello che puo’ essere chiamato servizio pubblico. Dibattito che -ironia dei fatti e delle realta’- invece di far preoccupare i dirigenti della Rai per cercare di migliorare il servizio per cui sono pagati, si continua a condire di sfondoni proprio dove il servizio pubblico e’ piu’ tangibile, l’informazione: un velo pietoso sulla mancanza di tempismo dei tg (1) e sul confezionamento degli stessi, che’ spesso sono farciti di notizie vecchie e/o di servizi che sembrano ad hoc per quella che in gergo si chiama marchetta… Oggi a questo contesto “imbarazzante” (2) si aggiunge una nota dell’associazione Articolo 21 (3) che fa notare come, in base alla nuova legge sull’editoria, “la Rai non e’ piu’ la concessionaria ex lege del servizio pubblico radiotelevisivo”, la proroga della concessione e’ scaduta il 31 ottobre 2016 e non e’ stata rinnovata.
Noi, associazione di utenti e consumatori, che raccogliamo tutti i giorni gli scontenti e le problematiche legate all’imposta che tutti i possessori di apparecchi tv pagano per avere questo servizio pubblico, ci poniamo una domanda: ma perche’ deve essere la Rai a svolgere questo servizio pubblico, dove sono le gare perche’ altri vi possano partecipare, a maggior ragione con la nuova legge sull’editoria che ha abrogato quell’articolo 20 della legge Gasparri che, con nome e cognome -pur con limiti temporali- affidava proprio alla Rai questo servizio?
Domanda a cui aggiungiamo un auspicio dell’interesse della Corte dei Conti, per sapere se il servizio svolto in questa “vacatio legis” rappresenti o meno un danno/violazione per l’Erario.
Per tornare alla discussione accademica di cui sopra, ci viene spontanea una domanda: perche’ dobbiamo continuare con questo monopolio di fatto da parte della Rai, in conclamata violazione delle piu’ basilari norme di concorrenza del mercato (dove la distorsione conseguenziale di quello pubblicitario e’ solo il piu’ eclatante: la Rai ha il canone e contribuisce, per il fatto stesso di esserci, alla definizione delle tariffe di mercato che sono tali anche per i suoi concorrenti, che il canone proprio non ce l’hanno)?
Sara’ forse il caso di “approfittare” di questa vacatio e di questo contesto per prendere in considerazione una reale politica di superamento del monopolio di fatto che esiste oggi in materia?
(1) le scuse del direttore di Rai News per aver usato immagini dei concorrenti sul terremoto in Umbria e’ solo l’ultima vicenda che fa onore ad Antonio di Bella, ma e’ solo un episodio che si distingue per la professionalita’ e gentilezza di questo direttore, ma non sembra sia indice di una svolta.
(2) per noi che siamo contribuenti e che, quindi, ci sentiamo parte in causa (utenti) e non solo sudditi
(3) http://www.articolo21.org/2016/11/una-domanda-al-governo-la-rai-e-ancora-la-concessionaria-del-servizio-pubblico/
Vincenzo Donvito, presidente Aduc