di CESARE LANZA
Scommettiamo che i mass media – ostili in modo sciocco e furioso verso Donald Trump – cambieranno toni, con imbarazzante rapidità, e diventeranno sostenitori del nuovo presidente? Non accusatemi di voler pavoneggiarmi! Senza superbia, vorrei solo ricordare che mi sono occupato di Trump, qui, senza quel vizietto intellettuale – il pregiudizio – che conduce a previsioni ridicole e fallimentari. Subito, quando i sondaggi non se lo filavano, ho sostenuto che Trump, deriso e insultato, poteva essere un ottimo presidente. Poi, infastidito ma preoccupato per l’universale campagna di stampa e di opinioni aggressive verso di lui, ho scritto che Trump forse sarebbe stato perdente, battendosi però con tenacia fino alla fine, non dando tregua a Hillary Clinton. Infine, colpito da importanti indizi del consenso crescente, ho scritto che Trump avrebbe vinto. E così è stato. Quindi, oggi, lasciatemi almeno sorridere di fronte alla figuraccia, clamorosa, di tanti soloni presuntuosi e catastrofisti (Eugenio Scalfari e Mario Calabresi, due nomi per tutti). E ora? Prevedo una goffa e precipitosa marcia indietro. Ieri mattina, a spoglio concluso, ho sentito che non è giusto definire Trump un populista (come fosse un peccato raccogliere l’indignazione popolare) ma «un sensibile interprete dei sentimenti di scontentezza degli americani». Eccolo, il primo giro di valzer. E mister Donald sarà un grande presidente, come già si capisce – se si vuole dal suo primo, intelligente e corretto discorso pacificatore.
di Cesare Lanza, La Verità