Presentato oggi, al Ministero della Salute, il position paper realizzato dal Centro Studi e Ricerca sull’obesità in collaborazione con le Società Scientifiche SIO e SICOB, ADI e Amici Obesi Onlus.
È stato presentato oggi, al Ministero della Salute, il primo position paper sull’obesità, un documento multidisciplinare realizzato da un advisory board, coordinato dal prof. Michele Carruba, direttore del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con la Società Italiana Obesità (SIO), la Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (SICOB), l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) e l’Associazione Amici Obesi Onlus.
L’iniziativa ha il patrocinio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore Sanità.
Il progetto è nato a seguito di un’indagine in Italia che ha permesso di comprendere in primo luogo, come l’obesità nel nostro Paese non sia considerata una malattia, nonostante sia in continua crescita. I dati sono allarmanti: la metà della popolazione, infatti, è in sovrappeso o obesa e ogni anno 57mila persone muoiono per le complicanze di questa malattia, circa una ogni 10 minuti. Nel resto del mondo la situazione è anche più grave: a livello globale sono circa 1,5 miliardi le persone adulte sovrappeso e le proiezioni stimano che entro il 2020 circa 2,5 miliardi di adulti saranno in sovrappeso e 700 milioni obesi.
Il documento fa il punto sulla diffusione dell’obesità in Italia e nel mondo, sui suoi gravi effetti sulla salute delle persone, sui costi per i sistemi sanitari pubblici e sulle soluzioni più efficaci per prevenirla e curarla.
A conclusione del lavoro gli estensori del documento hanno sintetizzato in sei punti i provvedimenti da adottare con urgenza:
1. Considerare l’obesità una vera e propria malattia da inserire nei LEA.
2. Adottare nella pratica clinica dei medici di medicina generale la misura della circonferenza vita come parametro vitale utile nella lotta all’obesità informando i pazienti sul reale rischio di questa malattia.
3. Promuovere la formazione di una rete organizzata di strutture pubbliche di assistenza ospedaliera con centri di riferimento costituiti da un team multidisciplinare.
4. Inserire ore obbligatorie di educazione alimentare a partire dalle scuole.
5. Promuovere la nascita e lo sviluppo di “obesity unit” in cui sia presente un team multidisciplinare.
6. Contrastare l’ambiente obesogeno, incentivando le attività sportive e promuovendo stili di vita attivi.
Michele Carruba, direttore del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità dell’Università degli Studi di Milano (CSRO) e coordinatore dell’advisory board di esperti che ha prodotto il documento, ha introdotto la presentazione: “Non bisogna pensare che l’obesità sia solo il frutto di scorrette abitudini negli stili di vita. In realtà i fattori che entrano in gioco sono molteplici e tra questi vi sono, ad esempio, anche mutazioni genetiche che, essendo responsabili dell’alterato controllo sia dell’appetito sia del metabolismo, predispongono allo sviluppo della patologia. Per questo motivo è urgente che siano adottati provvedimenti urgenti affinché questa malattia, che, voglio sottolineare, è curabile, sia riconosciuta come tale e affrontata adeguatamente attraverso campagne di sensibilizzazione, piani di prevenzione ad hoc e percorsi diagnostico-terapeutici dedicati.”
Luigi Piazza, presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e della Malattie Metaboliche (SICOB) ha sottolineato il ruolo della chirurgia bariatrica in alcuni casi di obesità grave: “Uno dei trattamenti più efficaci nella cura dell’obesità è rappresentato dalla chirurgia bariatrica. Si tratta di una soluzione che deve essere valutata caso per caso sulla base del grado di obesità e di comorbilità del paziente. Oltre a garantire un calo ponderale significativo e mantenuto nel tempo e un miglioramento delle condizioni di vita del paziente, la chirurgia bariatrica garantisce un notevole risparmio di costi per il Sistema Sanitario Nazionale. Diversi studi stimano che i costi diretti legati all’obesità rappresentano circa il 2-8% del totale dei costi sanitari a livello mondiale e che la spesa sanitaria sostenuta da un obeso sia in media il 25% più alta di quella di un soggetto normopeso”.
Un’analisi realizzata dal Centro di Studio e Ricerca sulla Sanità Pubblica (CESP) dell’Università degli studi di Milano-Bicocca ha evidenziato che la chirurgia bariatrica ha comportato un guadagno per paziente di ben 3.2 QALY – ovvero oltre tre anni di vita vissuta in condizioni di salute ottimale – e una riduzione della spesa per paziente di €11.384, risultando l’opzione più efficace e meno costosa rispetto all’approccio non chirurgico.
Inoltre, nei soggetti operati, l’analisi ha mostrato una riduzione dal 43,7% al 28,7% nell’incidenza di diabete, una riduzione degli infarti acuti del miocardio dal 29,3% al 24,6%, degli ictus dal 24% al 19,9% e una riduzione degli altri eventi cardiovascolari e delle arteriopatie periferiche.
L’obesità può causare malattie cardiovascolari, diabete, malattie polmonari e addirittura alcuni tipi di cancro. Nonostante ciò, la percezione generale, raccolta attraverso un’indagine condotta su sette paesi europei dall’istituto di ricerca Opinium, è che l’obesità non sia una malattia. È nata da qui l’esigenza di un lavoro di riflessione e di revisione scientifica su questo tema da parte delle più importanti società scientifiche del settore e di esperti in ambito economico e scientifico che, riuniti in un advisory board composto da dieci membri, hanno steso un documento (position paper) in cui si è fatto il punto sul problema dell’obesità facendo emergere la necessità di avviare con urgenza alcuni cambiamenti a livello legislativo, culturale e nella pratica clinica.
Sono intervenuti alla presentazione Laura Bianconi, componente XII commissione permanente igiene sanità del Senato della Repubblica e Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute.
Coordinato dal professor Michele Carruba, direttore del CSRO, l’advisory board che ha prodotto il documento è composto da Paolo Sbraccia, past president Società Italiana Obesità (SIO), Nicola Di Lorenzo, past president Società Italiana Chirurgia Obesità (SICOB), Marco Antonio Zappa, vice presidente Società Italiana Chirurgia Obesità (SICOB), Enzo Bonora, endocrinologo e diabetologo, Università e Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, Antonio Caretto, presidente Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), Federico Spandonaro, presidente Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (CREA Sanità), Lorenzo Mantovani, membro Centro Studio e Ricerca sulla Sanità Pubblica (CESP), Marco Pastorini, psicologo e psicoterapeuta, Marina Biglia, presidente Associazione Amici Obesi Onlus.