Profitti meno “tonici” del solito per la compagnia irlandese. Margini sempre più stretti dovuti al calo delle tariffe ma in compenso i viaggiatori aumentano ancora e sfiorano quota 65 milioni nel primo semestre. Gli scali europei ritrovano lo smalto (+3,5%) con Est e Sud Europa che guidano il rilancio. L’Italia è però sotto la media
Terrorismo, scioperi dei controllori di volo ma soprattutto i timori sulla Brexit appesantiscono il volo di Ryanair. La semestrale presentata dal vettore è buona, con utili in crescita e passeggeri a livelli record. Buona, certo, ma non ottima come gli azionisti della compagnia irlandese e gli analisti erano abituati a vedere.
Parlare di frenata forse è troppo, ma di un sensibile rallentamento probabilmente no. I dati parlano di un più 7% nel primo semestre con utili a 1,168 miliardi, contro un risultato di 1,088 miliardi l’anno precedente (quando la crescita fu del 37% sul 2014).
Nel secondo quarto dell’anno le tariffe sempre più basse hanno spinto verso l’alto introiti (+8%) e prenotazioni. I profitti nei tre mesi più importanti dell’anno chiusi a settembre, pagate le imposte, sono vicini al miliardo (912 milioni di euro) contro gli 843 milioni di un anno prima. Quindi una buona performance, tutto sommato, anche se per i tecnici di Borsa si poteva “fare di più” toccando gli 897 milioni. A questo punto il dominus della linea aerea a basso costo, Michael O’Leary – che loda il governo italiano per aver tagliato la tassa aeroportuale da 2,5 euro per passeggero – incassa l’andamento al ralenti ma punta l’indice sulla Brexit e sul cambio sfavorevole che sta penalizzando la sterlina, oltre a scioperi degli uomini radar e terrorismo che comunque mettono un freno alle partenze.
L’andamento dei profitti è, invece, in una fase discendente con un netto rallentamento dal +41% che era stato registrato lo scorso anno. Ora la guerra al ribasso sui prezzi proseguirà anche nel corso dell’inverno: la concorrenza ha affilato le armi e Ryanair conta di tagliare di un ulteriore 14% medio le proprie tariffe. Una battaglia all’ultimo passeggero che però potrebbe minare, da una parte, i conti del settore ma che dall’altra porterà benefici agli utenti che proprio grazie ai costi ridotti dei biglietti hanno scelto il vettore di Dublino per viaggiare: nel primo semestre i passeggeri trasportati sono saliti del 12% a 64,8 milioni con un load factor (il tasso di riempimento degli aerei) vicino al “tutto esaurito”, col 95% e calo dei prezzi del 10% (in media il costo è di 50 euro). La compagnia ha infine annunciato un programma di riacquisto di azioni, entro febbraio, da 550 milioni.
Se si allarga lo sguardo alle performance degli scali europei nel terzo trimestre 2016 e a settembre, nei dati di Aci Europe (l’associazione degli aeroporti), il traffico passeggeri è cresciuto mediamente del 3,5% (in Italia però sotto la media, col 3,3%). A guidare la ripresa dopo gli stop dovuti negli ultimi mesi a terrorismo ed eventi geopolitici (il fallito golpe in Turchia), Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Lituania, Polonia, Romania ma soprattutto Spagna. Paesi nei quali la crescita del mercato è stata impressionante e quasi il doppio di quella registrata in media. Male, invece, Turchia, Russia e in parte Norvegia.
Lucio Cillis, La Repubblica